di Federico Caporali
Per molti la domenica è il giorno in cui si fanno le cose che di solito non sono inseribili in un contesto infrasettimanale. Tutte quelle azioni che ci fanno sentire delle persone “migliori”: preparare le frittelle a colazione mentre tutti ancora dormono, perdere tempo a scrostare minuziosamente il filtro dell’impastatrice elettrica, cercare la giusta simmetria delle lenzuola del letto, comprare dei fiori e impiegare più di quaranta minuti a posizionarli in giro per casa, oppure, in modo molto più etico, rimanere immobili in attesa che qualcuno ci trovi qualcosa da “fare”; insomma, in poche parole ci si prende il lusso di vivere lentamente. E con i tempi che “corrono” non è cosa da poco. Se volete dedicarvi alla lettura ho da proporvi un romanzo che, nella sua semplicità di scrittura, o meglio, nel suo essere intelligentemente acuto su alcune considerazioni (e allo stesso tempo incline alla critica) ha mietuto una schiera notevole di lettori. Sto parlando di “A volte ritorno” dello scrittore scozzese John Niven. “In principio era il caos”, mi spiego: dopo una vacanza durata cinque secoli terrestri, (in Paradiso l’equivalente di sette giorni) Dio torna in ufficio e viene a sapere dai suoi collaboratori che quella stessa terra che Lui ha creato è diventata un posto orribile: tra genocidi, inquinamento, razzismo ed omofobia gli uomini stanno perdendo il lume della ragione. Dio, visibilmente alterato (e mandando giù qualche bicchierino di troppo), decide di ri-spedire suo figlio sul pianeta per cercare di risolvere la questione. Ci troviamo così a New York, dove Gesù, appena trentenne, vive in un minuscolo appartamento circondato dai suoi amici più cari. Un gruppo di disadattati. Per vivere sfrutta le sue doti di cantante e di musicista. I suoi compagni, dopo aver visto un cartellone per strada, lo convincono a partecipare al famosissimo programma televisivo American Popstar persuadendolo che qualora passasse le selezioni avrebbe la visibilità che merita e potrebbe diffondere con più facilità il suo messaggio di pace per l’umanità. Gesù, dapprima scettico, alla fine si convince che forse, sia per lui che per i suoi compari, partecipare al talent non è poi un’idea così malvagia; e così, superati senza molte difficoltà i primi “ostacoli” diventa in poche settimane molto famoso. E’ bello, talentuoso e folle al punto giusto per attirare l’attenzione del grande pubblico americano.
“La fama raggiunta gli permette di mettere da parte un’ingente somma di denaro, somma con la quale acquista un appezzamento di terreno nel Texas dove fonda una comunità ispirata al vero messaggio divino: marijuana per tutti, musica rock e libero arbitrio”. Tutto sembra andare secondo i suoi “piani” e Gesù, molto felice per gli obiettivi raggiunti, pensa già alla faccia di suo padre quando tornerà a casa. Ma non tutti la pensano come lui: la comunità finisce sotto l’occhio vigile dell’FBI, che, convinta che all’interno dell’appezzamento di quel terreno si custodiscano enormi arsenali di armi e che si coltivi droga a scopo commerciale, decide, dopo aver studiato un piano molto preciso, di fare irruzione e di “smascherare” i sabotatori della serenità. Lo scontro ci sarà, ma Gesù, anche in questo caso, saprà dirottare gli eventi a suo “favore”. La fine del romanzo rimane, per ora, segreta. L’epilogo darà un senso a tutto. La lettura è molto scorrevole e a mio avviso ha un duplice scopo: il primo è quello di non far perdere mai il filo del discorso e il secondo quello di permettere di seguire le vicende sempre rimanendo aderenti alla storia. In altre parole non c’è alcun bisogno di fermarsi e tornare indietro per capire chi e quando ha fatto cosa e dove. Niven descrive in modo efficace (e molto ironico) un pezzo di modernità composta da ingiustizie e da dogmi da estirpare, popolata da categorie inabili al cambiamento e da personaggi che sbagliano pur essendo convinti del contrario. Grazie all’alto numero di eventi descritti all’interno del romanzo, inoltre, il lettore quasi ad ogni capitolo ha la possibilità di cogliere importanti spunti su come procedono le cose nel nostro mondo e su come, spesso, la realtà viene letteralmente trasformata a causa dell’espansione dei mass media. Se volete ricalibrare le opinioni (e se non fate parte di quella categoria di ultra permalosi) leggete questo libro, ma state attenti a non aver messo già il caffè sul fuoco: in tal caso questo suggerimento non ha più alcuna valenza utilitaristica.
“A volte ritorno”
John Niven
Einaudi