Spesso ci si improvvisa scrittori, chi perché ha ricevuto una delusione e deve stendere su carta i propri turbamenti, chi perché non ha nessuno con cui parlare e quella pagina bianca suggella il suo rapporto con il mondo, chi perché non ha nulla da fare e comincia a pensare a qualcosa con cui valga la pena occupare il tempo. Insomma, ognuno scrive. Ma c’è un’altra categoria di scrittori, ovvero quelli che non lo sono di professione ma che hanno fatto della scrittura una seconda arma di creazione di massa. Di questi esemplari ce ne possono essere di molti tipi: scultori, pittori, impiegati semplici ed amministratori delegati. Barboni sul ciglio della ferrovia e ragazzi in erba che mettono nero su bianco le proprie “tendenze” adolescenziali. Il libro che vi presento questa settimana è stato scritto da una cantante, una famosa cantante che con le sue canzoni ha dato parola alla sua anima mantenendo sempre il rigore e l’eleganza che l’hanno sempre contraddistinta; una cantante che non si è mai sottomessa al potere del mercato globale commerciale e che soprattutto ha fatto della sua arte la piena consapevolezza di sé. Sto parlando di Patti Smith e del suo nuovo romanzo “I tessitori di Sogni”. Questo lavoro è una serie di ricordi: a quanto scrive l’autrice stessa, tutti veri: “Tutto ciò che è contenuto in questo libro è vero ed è stato descritto esattamente com’era“. Fin qui le cose sembrano essere piuttosto chiare, ma nel momento in cui si comincia a leggere il tutto sembra sfumato e seppur nella sua estrema chiarezza “narrativa” non si riesce a capire il vero stato d’animo della Protagonista che, chiusa nella sua camera e circondata da tutti gli oggetti affettivi della sua vita, “distrattamente“compone, crea, disegna, racconta e beve il suo tè alla menta come se il flusso di pensieri appartenesse solo a lei e non fosse finalizzato a colpire il lettore. Da lettore dunque avrei potuto trovare la risposta già dalla prima pagina, come lei avrebbe voluto che facessi; così non è stato. Non arrendendomi ho cominciato a viaggiare in Sua compagnia, senza un filo logico, cercando di percepire almeno le sensazioni che la sua scrittura mi provocava, il tutto proprio nelle prime battute introduttive: “Ho sempre immaginato di scrivere un libro, quantomeno un libriccino, capace di trasportare il lettore lontano, in un regno inaccessibile alle misurazioni e persino al ricordo. Immaginavo un sacco di cose. Che avrei brillato. Che sarei stata in gamba. Avrei abitato a capo scoperto su una vetta, girando una ruota che avrebbe fatto girare la terra e, senza che nessuno se ne accorgesse, avrei avuto una certa influenza. Mi sarei stata utile”.
Questa serie di racconti, come detto poc’anzi, non risvegliano particolari sentimenti per chi si trova per la prima volta di fronte ad essi, sono personali e molto spesso introspettivi. E’ lei che scrive ricollegando le sue parole a “quelle” vite già vissute. Nonostante questo la scrittura è piacevole, incantata, piena di arguzie lessicali e dolciastri paradossi narrativi. Abbiamo numerosi esempi di questo tipo: “La mente di un bimbo assomiglia a un bacio sulla fronte: aperta e disinteressata. Il bambino, confuso dalle banalità, si muove agevolmente nelle stranezze, finché la nudità non lo terrorizza e lo turba. La crudele intensità di tale processo può generare qualcosa di bello, ma spesso solo una lacrima nel cui luccichio torcersi e dimenarsi. Una cima di corda che spazza un’arena più remota e abbacinante che mai”. Insomma, tante storie, o meglio, schegge di esse, che suggellano una vita vissuta appieno cercando di carpire ogni singolo aspetto trasformante della vita: un’esperienza criptica e mistica che ha fatto della Smith una delle maggiori cantautrici (e scrittrici) mondiali. “I Tessitori di sogni” intrecciano i racconti. Adescano e complottano. Rivelano a labbra semichiuse i segreti di quello che intorno a loro girovaga insistentemente. E proprio di questo si tratta: di percorsi e di viaggi che nell’arco di un centinaio di pagine rivelano tutto lo spessore di qualcuno che può dire ad alta voce di avere vissuto fino in fondo una vita fatta di nodi. “Sognavo di essere una pittrice, ma lasciai che l’immagine scivolasse in una vasca di pigmento e panna montata mentre inseguivo la parola rimbalzando tra templi e discariche”. Se avete voglia di “evadere”, date un occhio a questo libro, non vi porterà via più di due ore piene. A patto che non ci siano interruzioni. “Correndo sul posto, fantasma di estensione indefinita, spalancai le braccia agli alberi sovrani e mi abbandonai al loro puro, terribile abbraccio…”
Patti Smith
I Tessitori di Sogni
Bompiani