di Roberta Sciamanna
Trenta domande e passa l’indecisione. Ci pensa una app, la “EUandI”, ad aiutare l’elettore a capire quale partito votare alle europee. Disponibile nei 28 paesi dell’Unione europee e in tutte le lingue, l’applicazione web è stata realizzata da un team internazionale di ricercatori dell’European University Institute di Fiesole – del quale fa parte Diego Garzia, 32 anni, di Anzio – in collaborazione con il Cise e il Berkam Center for Internet and Society della Harvard University. Un lavoro iniziato cinque anni fa, che oggi si presenta all’utente sotto forma di trenta semplici domande che portano alla scoperta della lista e del programma più vicino alle idee dell’elettore. Il progetto è stato presentato al Quirinale al Presidente Giorgio Napolitano, in occasione del confronto dei candidati all’Istituto Europeo, anche se parte da lontano. La piattaforma è infatti l’evoluzione della Eu Profiler 2009, un’analoga Voting Advice Application, pensata per condividere i propri risultati e creare una vera e propria comunità politica on line, attraverso uno strumento di misurazione dell’opinione pubblica che permette di confrontare la propria posizione con quella degli altri utenti. Da qui il gioco di parole scelto per il nome della app, “EU and I”, “L’Europa ed io”. Il questionario è disponibile on line (http://euandi.eu/). Grafica attraente, simile a un gioco, permette di scegliere con maggiore consapevolezza quale candidato votare il 25 maggio. L’elettore deve esprimere 30 affermazioni su temi legati all’Unione Europea, spesa pubblica, politiche sociali, euro, difesa, sicurezza. Il test non dice per quale candidato votare, ma soltanto qual è, in base alle risposte date, il partito o il movimento che più si avvicina alle idee delle persone. Esperimento che non potrà fare a meno di social come Facebook e Twitter, che contribuiranno a diffondere la connessione tra utenti ideologicamente vicini. “Viviamo in un’era post ideologica e quindi la piattaforma che abbiamo studiato ragiona sulle proposte politiche – spiega Garzia, tra i curatori del progetto al Robert Schuman Centre di Fiesole – L’utilizzo di queste piattaforme all’estero nei periodi pre-elettorali è la normalità: in Olanda, dove le prime esperienze risalgono agli anni ’80, quasi il 40-50 per cento di elettori lo fa prima di andare alle urne. L’obiettivo è quello di creare uno spazio politico europeo”.