Anzio- Inchiesta rifiuti, il Comune si costituisce parte civile

Il segnale è arrivato. Il comune di Anzio si è costituito parte civile nel processo penale che coinvolge la Società Ecoambiente srl relativamente al conferimento dei rifiuti presso la discarica di Borgo Montello. C’era stata una mobilitazione anche su Internet. Il  Comitato Tares Equa aveva lanciato il sasso, settimane fa, con una petizione on line sulla piattaforma “Firmiamo.it” dove si invitavano i cittadini a firmare per chiedere la costituzione quale parte civile del comune di Anzio nel processo “Cerroni ed altri”. L’inchiesta riguarda lo smaltimento dei rifiuti nel Lazio che a gennaio di quest’anno aveva portato all’arresto di Manlio Cerroni, il “patron” di Malagrotta e fondatore di un “impero”, e di altre sei persone. Il processo, che inizierà il 5 giugno davanti alla I sezione penale, vedrà sul banco degli imputati anche Francesco Rando, amministratore unico di molte imprese riconducibili a Cerroni, l’altro socio Piero Giovi, l’ex presidente della Regione Bruno Landi, Giuseppe Sicignano, supervisore delle attività operative del gruppo ad Albano Laziale presso la Pontina Ambiente, Luca Fegatelli, già capo Dipartimento della Regione Lazio, e Raniero De Filippis, fino al 2010 responsabile del Dipartimento del Territorio. Le accuse sono di associazione per delinquere, traffico di rifiuti, frode in pubbliche forniture, truffa ai danni di enti pubblici e falsità ideologica, a seconda delle posizioni. Anche i comuni di Anzio e Nettuno erano stati coinvolti nell’inchiesta. Secondo l’ipotesi formulata dal pm Alberto Galanti, per anni si è cercato di “consentire il mantenimento o l’ampliamento della posizione di sostanziale monopolio di Manlio Cerroni e delle sue aziende nel settore della gestione dei rifiuti solidi urbani prodotti dai comuni della Regione Lazio“. Ci erano andate di mezzo anche Anzio e Nettuno in relazione alle tariffe e alle ordinanze regionali sullo smaltimento dei rifiuti nei due comuni. Cerroni e il suo storico collaboratore Landi, avrebbero impedito alla società Rida Ambiente, concorrente di Cerroni, di entrare sul mercato, favorendo la EcoAmbiente. Anzio, ma anche Nettuno, con l’impianto di Aprilia “bloccato” dalla Regione, erano costrette a scaricare a Borgo Montello, e quindi a spendere di più. A pagare per gli illeciti, al solito, i cittadini.