Correva l’anno 1980…..negli Stati Uniti un ex attore, Ronald Reagan, vinceva la corsa verso la Casa Bianca, mentre nello sport l’anno olimpico passerà alla storia come quello del boicottaggio delle Olimpiadi di Mosca…..un operaio dei cantieri navali di Danzica, tale Lech Walesa,fondò Solidarnosc proclamando una serie di scioperi che sconvolsero i paesi del Patto di Varsavia…..nessuno all’epoca poteva immaginare a cosa avrebbero portato a distanza di anni quegli scioperi………Il 1980 era anche l’anno della sfida tra i Philadelphia Phillies ed i Kansas City Royals nelle World Series. I Phillies, trascinati dal terza base MVP Mike Schmidt, dal pitcher mancino Steve Carlton e dall’ormai trentanovenne Pete Rose, sconfissero in sei partite i Royals di George “Mullet” Brett, il terza base dalle 3154 valide in carriera…….Anche a Nettuno in quel 1980 naturalmente il baseball la faceva sempre da padrone nonostante erano già passati 7 anni dall’ultimo scudetto. Dopo la parentesi della Colombo Assicurazioni, il Nettuno tornava a scrivere il marchio Glen Grant, del famoso scotch whisky scozzese, sulle sue casacche. Erano anni in cui iniziava un rinnovamento generazionale in una squadra che poteva contare su l’apporto delle “Stelle” Sanders, Rum, Del Sardo ed Ed Oliveros. Quell’interbase nato a Cuba il 4 aprile del 1954 e naturalizzato americano che dava spettacolo con le sue prese spettacolari ed i suoi fuoricampo entrò subito nei cuori dei tifosi nettunesi. Veniva dal baseball dei prò, dal 1974 nell’organizzazione proprio di quei Philadelphia Phillies che nell’80 vinsero l’anello dei campioni del mondo. Poi Detroit e….Nettuno ed il campionato italiano che lo ha visto grande protagonista per due stagioni, prima del ritorno negli States per una stagione da coach nei Baltimora Orioles, era il 1981 quando Ed Oliveros lasciò il Glen Grant Nettuno. Oggi dopo 30 anni quel fantastico shortstop è tornato nella Città del Baseball, da turista e per ritrovare i vecchi amici di quel Nettuno indimenticabile. Amici che gli sono rimasti per tutta la vita, come ci ha raccontato Eddie in questa lunga intervista che ci ha concesso:“Andai via 30 anni fa, sono tornato nel 1993 ed ora sono di nuovo qui dopo 18 anni ed ho trovato Nettuno molto cambiata – dice Eddie Oliveros – ora è molto più viva è più grande ed è sempre bella, mi ha fatto molto piacere passeggiare nella Nettuno di oggi, essere riconosciuto e salutare tanti amici. Per me questo è il centro dell’universo.
Nella Nettuno di inizio anni 80 su questo lungomare, se non arrivavano i mesi estivi, non c’era tutta questa gente in strada”. Il ricordo va subito proprio a quel 1980, anno in cui Oliveros arrivò in riva al Tirreno:”Ricordo quei momenti come se fossero accaduti ieri. La mia carriera da professionista negli Stati Uniti era praticamente finita, avevo problemi alle ginocchia e al braccio. Oggi ho due ginocchia nuove – dice sorridendo Oliveros mostrando le due grandi ferite delle operazioni chirurgiche – ma in quel 1980 per me era impossibile giocare ai ritmi del baseball americano, nel campionato italiano invece si giocavano due partite a settimana ed avevo il tempo per recuperare fisicamente. Arrivai a Nettuno e trovai subito una famiglia ad accogliermi, era quella squadra che tutti ricordano. Purtroppo nella mente di tutti c’è il ricordo della sconfitta con il Parma, noi comunque non perdemmo quello scudetto in quella partita ma pagammo a caro prezzo la sconfitta contro il Novara ad inizio campionato, vincendo contro il Novara probabilmente quel campionato poteva finire diversamente. Per me comunque giocare in quel Nettuno è stata una esperienza incredibile”. Quel famoso Nettuno-Parma, quella storica rimonta dei Ducali che sotto di dieci punti recuperarono e vinsero un match che costò uno scudetto alla Glen Grant Nettuno, scudetto che finì sulle casacche del Rimini. Nonostante quella sconfitta e quello scudetto perso in maniera incredibile, quel Glen Grant Nettuno è rimasto nella mente di tutti i tifosi del Nettuno come una squadra fortissima, probabilmente uno dei roster più forti di tutti i tempi. Chi ha avuto la fortuna di averlo visto giocare lo racconta come una squadra indimenticabile, i più giovani che non l’hanno visto in campo ne parlano comunque come una squadra mito. Eddie Oliveros, Clemente Sanders il bomber della leggenda della mazza piegata con una battuta, Steve Rum, Joe Del Sardo, Pietro Monaco, Bruno Laurenzi, Paolo Catanzani, Maurizio Camusi, Giorgio Costantini, Stefano Bernicchia, Pietro Cianfriglia, Natalizia dei coach Giampaolo Mirra e Alfredo Lauri del manager Giampiero Faraone ed i giovani Ruggero Bagialemani, Claudio Scerrato, Guglielmo Trinci, Ettore
Morellini e Claudio Donninelli. “Lo stadio era sempre pieno – racconta Oliveros – quella squadra era veramente una grande famiglia e c’erano in campo dei ragazzini come Bagialemani e Donninelli che avevano 16-17 anni. C’era sempre una atmosfera di festa allo stadio con il tamburo di “Puci Puci” che si sentiva per tutta la partita”. In quella prima stagione italiana ben 16 homerun contro i 13 di Clement Sanders, c’era rivalità tra voi due? “Sanders era una bestiaccia – dice sorridendo Oliveros – e per me fu un vantaggio avere Sanders in battuta vicino nel lineup. Lui mi diceva sempre di fare molta attenzione proprio perché io avrei visto lanci migliori di lui, per i lanciatori avversari era preferibile affrontare me e Del Sardo piuttosto che Sanders”. Mentre Eddie ci racconta di quegli anni vicino a lui ci sono alcuni compagni di squadra di quel Glen Grant Nettuno, come Ruggero Bagialemani:”Oliveros ha detto una cosa vera, quella squadra era veramente come una famiglia. Io vissuto un’esperienza magnifica giocando vicino ad Oliveros. Era il mio primo anno da titolare e lui mi guidava, vedeva i segnali del ricevitore e mi diceva dove posizionarmi a difesa della zona calda della terza base, in base ai lanci che venivano chiamati. Oltre che un grande giocatore, Eddie è una persona eccezionale, siamo rimasti amici e ci siamo visti più volte durante tutti questi anni. Io ero giovane ma Eddie era già sposato e ricordo che veniva a casa da mia madre, in compagnia di sua moglie, che in poco tempo imparò a cucinare piatti tipici italiani”. Oliveros annuisce ricordando le crostate di Olinda Bagialemani:”Si è vero, mia moglie Linda ancora oggi cucina piatti italiani”. L’italiano in cui si esprime l’ex interbase del Nettuno è praticamente perfetto:”Merito di quei ragazzi che trovai in squadra. Appena arrivato mi impegnai subito per imparare la lingua italiana, comprai libri ed approfittavo dei viaggi in pullman per studiare”. Ed diventò quindi in poco tempo un nettunese come i suoi compagni di squadra:”Il gruppo era composto da noi di Nettuno – dice Claudio Scerrato – gli stranieri erano solo quattro. Di conseguenza loro cercavano da subito di integrarsi con noi. Oggi è diverso, il gruppo è più multietnico ed è più difficile integrarsi”. Anche Claudio Scerrato racconta un simpatico aneddoto di quel Nettuno con Ed Oliveros:”Ricordo che dovevamo affrontare Mike Romano che in quegli anni era un lanciatore molto forte, probabilmente il primo a lanciare intorno alle 90 miglia ed aveva una ottima varietà di lanci. Nel gruppo si diceva di quella difficoltà che avremmo incontrato del vedere i lanci di Mike Romano. Eddie mi disse….”es un lanzador de mierda” e poi in partita gli fece due fuoricampo”.
Altro simpatico ricordo è quello di Bagialemani:”Si scherzava sul pullman perché Sanders andava spesso strike-out e Oliveros quasi mai. Stavamo andando in trasferta a Milano e Ed aveva il collo bloccato da un torcicollo. Tutti gli dicevamo che quella volta sarebbe finito K anche lui. Ed ci diceva di andarci piano con i pronostici, era sicuro di se, e quella sera ci lasciò tutti a bocca aperta andando in battuta da mancino senza mai restare al piatto”. Lo ricorda bene quell’episodio Eddie che ride durante il ricordo di Bagialemani e dice:”Passare dal baseball americano a vivere in quel gruppo fu un salto lunghissimo – continua sorridendo Oliveros – ricordo a Novara nei primi turni di campionato un episodio di Paolo Catanzani. Un compagno fece una volata agli esterni, Catanzani che era in prima base corse fino al cuscino di terza, poi invece di tornare lungo le corsie tagliò il campo interno del diamante, scivolò in prima e l’arbitro chiamò il salvo, fu per me incredibile vedere quell’azione. Per me comunque è rimasta una esperienza unica giocare in quel Nettuno, quella squadra è nel mio cuore per questo ho con tutti loro questo grande rapporto d’amicizia”.
Speciale è poi il rapporto con Claudio Donninelli:”Giocare in quella squadra per me era il massimo, stavo nel gruppo con giocatori come Bruno Laurenzi, Stefano Bernicchia e Giorgio Costantini che per me erano degli idoli. Io ero il più giovane di tutti e quindi toccava a me dividere la camera d’albergo con gli stranieri. Mi ritrovai in stanza con Eddie, lui mi disse subito che io sarei stato per lui il suo insegnante di italiano e lui il mio di inglese, mi fece sentire come un suo fratello minore. Per me quella stagione è rimasta indimenticabile continua Claudio Donninelli – e la considero la più bella della mia carriera. Quell’anno non vincemmo lo scudetto ma per tutti gli addetti ai lavori quella squadra era la più forte. Nacque da subito con Eddie un rapporto speciale che dura fino ad oggi. Non si può definire Ed Oliveros con una sola parola, lui è una persona straordinaria per la sua generosità ed è un mix perfetto tra il modo di essere dei cubani e degli americani, per me è stato ed è ancora un esempio di vita”. Le parole di Claudio Donninelli ricordano le origini di Oliveros. Nato nel 1954 a Baracoa, la più antica città di Cuba, situata sul lembo sud orientale dell’isola fu la prima città incontrata da Cristoforo Colombo quando scoprì il nuovo mondo. Nel 1966 si trasferì con tutta la famiglia a Miami negli Stati Uniti e nel 1970 diventò a tutti gli effetti cittadino americano. Oggi Ed Oliveros lavora ad Orlando ed è un alto funzionario del U.S. Departement of Homeland Security, occupando un ruolo di grande responsabilità nello stato della Florida in materia di immigrazione. “La sua posizione oggi – aggiunge Claudio Donninelli – fa capire che grande persona è Eddie Oliveros. Occupa una posizione di grande responsabilità per il governo americano che ha conquistato con il suo modo di essere e con le sua grandi capacità umane. Ricordo quando fu trasferito in un altro stato per lavoro, tutti i suoi colleghi e collaboratori del suo dipartimento chiesero il trasferimento insieme ad Eddie per restare vicino a lui. Questo spiega più di ogni altra parola chi è l’Eddie Oliveros uomo”. Ed il baseball oggi? “Lo seguo sempre ho ancora tanti amici in quel mondo. Spesso vado allo stadio e vedere qualche partita e tifo per i Florida Marlins, oltre che per il Nettuno”. Continui quindi a seguire dagli Stati Uniti le gesta della tua ex squadra:”Certo sono sempre informato – dice Oliveros – quest’anno con una squadra molto giovane si è andati molto vicino a vincere lo scudetto. Spero che il Nettuno possa raggiungere questo traguardo il prossimo anno”. Potrebbe essere l’occasione per tornare di nuovo a Nettuno:”Sicuramente, non voglio far passare un’altra volta tanto tempo prima di ritornare – e ci lascia con una promessa – se nel 2012 il Nettuno vincerà il campionato tornerò per festeggiare insieme a tutti gli amici di Nettuno”.