Nettuno, Chiavetta replica a Mancini: “Minacce per intimidire da chi è senza regole”

Il sindaco si è rivolto alla Procura per difendere il buon nome dell’amministrazione e sottolinea: “Accuse senza fondamento per l’ordinanza per aver sanzionato un comportamento illegittimo”

Il consiglio comunale di Nettuno

Il primo cittadino Alessio Chiavetta, prende la parola e in un lungo sfogo dice la sua sulla guerra mediatica in corso da tempo tra Fernando Mancini dei Bagni Belvedere e l’intera amministrazione comunale, sfociata in un consiglio comunale fatto di urla, grida e accuse alla sua giunta e in una serie di denunce e querele a cui solo la magistratura potrà dare risposta.

“Dopo oltre due settimane di insulti e di minacce alle quali sono stato sottoposto da parte di un soggetto, che si professa imprenditore – esordisce Chiavetta nel suo intervento –  e di chi lo ha seguito sulla stessa strada infamante e minacciosa, ritengo opportuno chiarire alcuni aspetti che riguardano tale disgustosa vicenda. Il livello di degrado civile che si è raggiunto in questi giorni, in termini di azioni e di linguaggio, lascia senza parole: proprio per questo ho evitato di cedere alle provocazioni di tali soggetti e delle parti politiche che hanno voluto cavalcare tale squallido tentativo di infangare l’Amministrazione Comunale nonché di influenzarne e condizionarne le scelte attraverso palesi minacce di ritorsioni.

Il sindaco Alessio Chiavetta

Il non aver ceduto di fronte a tale atteggiamento non vuol dire certamente che ci sia un’ammissione di colpa né tantomeno un timore reverenziale nei loro confronti, bensì si è ritenuto opportuno, se non dovuto per senso di responsabilità, non rispondere alle provocazioni tutte, se non tramite le denunce già inoltrate alle competenti Autorità, anche nei confronti di coloro i quali pensano di essere diventati i paladini della giustizia e si permettono di farlo attraverso le infamie, le calunnie e le minacce nei confronti degli Amministratori della città e di chi opera in collaborazione con l’Amministrazione stessa.

Tutte le presunte voci non hanno alcun fondamento se non quello della fantasia perversa di chi le diffonde e le poche presunte prove che si mostrano altro non sono che documenti ufficiali pubblicati sul sito del Comune e reperibili da chiunque senza alcuno sforzo. Il resto delle menzogne hanno come unica prova le chiacchiere, come emerge chiaramente anche dai contenuti della denuncia alla Guardia di Finanza.

Attraverso questo clima si cerca di ottenere un risultato deviante da quello che è il concetto di democrazia e si tenta di intimorire incivilmente e illegalmente gli organi eletti affinché non svolgano le proprie funzioni, su tutte quella di approvare le delibere in consiglio.

Abbiamo assistito all’ultimo consiglio comunale in maniera stupita, soprattutto per due aspetti: il primo per i continui e indisturbati schiamazzi, premeditati e dai toni spesso offensivi e minacciosi, finalizzati a disturbare, se non a interrompere, i lavori del consiglio, con scarso rispetto dell’ordine pubblico; il secondo riguarda l’atteggiamento di alcuni membri di opposizione, che populisticamente aizzavano la folla, come a favorire tali atteggiamenti intimidatori, tutto per un po’ di applausi; dimenticando questi, ovviamente, che tali azioni costituiscono un reato specifico previsto dal Codice Penale e che chi sostiene questi atteggiamenti se ne rende complice.

Infine vorrei chiarire il perché di tutto questo: se chi si erge a paladino è il primo a non rispettare le regole non può pretendere che non si prendano provvedimenti, altrimenti chi ha il compito di farlo rischia ogni volta di essere sotto la minaccia di ritorsioni di vario genere, come quelle che stiamo sperimentando in questi giorni. Ciò significa che laddove si superano i limiti della musica più di una volta, con tanto di verbali e pareri dell’Arpa ed anche a fronte di tutte le molteplici segnalazioni pervenute nel tempo dai cittadini, l’istituzione non può non intervenire per ripristinare la legge, quella italiana e non quella che ognuno si fa a casa propria e a suo comodo, anche se ciò genera non una reazione legale (attraverso i ricorsi previsti sempre dalla legge), ma una reazione illegale in tutte le sue modalità e finalità. Questa non è voglia di fare impresa e turismo, ma solo voglia di fare come si vuole contro tutto e contro tutti.

Le istituzioni, tutte, devono difendere lo stato di diritto, ma soprattutto deve difenderlo la stragrande maggioranza dei cittadini che rispetta le regole, e non certo quelli che di fronte a un no motivato reagiscono in maniera scomposta. E’ necessario ricordare – conclude il sindaco Chiavetta – che la democrazia, tra i suoi valori, tutela il rispetto per chi rappresenta i cittadini, soprattutto a seguito di elezione a suffragio universale e diretto”.