Il mare e le spiagge tornino ad essere beni comuni. Spiagge sempre meno accessibili, il mare scomparso dietro muri e recinzioni
di Claudio Pelagallo*
Nei decenni scorsi abbiamo assistito alla progressiva cementificazione della costa del litorale romano, stabilimenti abusivi, chioschi e cabine non rimovibili, scarsa azione di repressione, e possiamo dire quasi nulla la programmazione da parte delle amministrazioni competenti Regione e comuni. Risultato: le spiagge sono sempre meno accessibili per chi non voglia pagare prezzi altissimi, il mare è ormai scomparso dietro muri e strutture di cemento, le spiagge libere sono quasi scomparse, solo residui pezzetti di arenile sono scampati alla privatizzazione.
Non si può non constatare che da cittadine affacciate sul mare e ad esso legate da valori culturali e ambientali, economici e turistici, Anzio e Nettuno, ma anche Lavinio, Tor San Lorenzo e Ostia si sono trasformate progressivamente cittadine altamente urbanizzate in cui, anche percorrendo il lungomare, si ha la netta sensazione di percorrere una strada di una città come le altre. Del mare non si percepiscono i colori, gli odori, lo sciabordio delle onde, la salsedine …e solo raramente compare qualche sprazzo di visuale, sempre parzialmente occultata da cartelloni, inferriate, divisori, pannelli o giardini artificiali opportunamente rialzati per nascondere le visuali.
Alla continua violazione del diritto di godimento e di accesso al mare, occorre tornare ad affermare che mare e spiagge sono beni comuni e tali devono tornare ad essere perché costituiscono un diritto primario dei cittadini. Ormai è tempo che si elabori un nuovo modello di gestione delle spiagge e più in generale di quella grande risorsa che è il mare, che va gestito con criteri di sostenibilità. Criteri che salvaguardino l’ambiente, i diritti dei cittadini ed il turismo, che premino gli imprenditori seri e rispettosi delle leggi, che tengano conto dei diritti dell’ambiente e che impediscano l’attuazione di operazioni speculative.
*Direttore inliberauscita