Una ricerca in rete compiuta da VOX (osservatorio sui diritti) e dalle università di Milano Roma e Bari. In rete si scatenanano i peggiori istinti dell’uomo.
Un milione di insulti contro le donne, 150 mila frasi razziste, oltre 100 mila omofobe. E poi ci sono quelle intolleranti nei confronti dei disabili. C’è un’Italia bulla e misogina scolpita a 140 caratteri, il linguaggio tutto speciale di Twitter, un mezzo che avrebbe dovuto velocizzare i messaggi in poche battute e che invece è diventato anche un canale naturale per urlare odio e intolleranza. Più di un anno di lavoro, otto mesi di monitoraggio su Twitter, quasi 2 milioni di tweet estratti e studiati. E’ la Mappa dell’Intolleranza, il progetto voluto da Vox, che ha coinvolto le università di Milano, Roma e Bari. 5 mappe che mostrano il livello d’intolleranza nei confronti di donne, omosessuali, immigrati, diversamente abili ed ebrei, sul web. I risultati? Inquietanti, e specchio di un’Italia intollerante verso le minoranze e le diversità.
Due, gli elementi emersi in modo più rilevante. Il primo. Complessivamente la distribuzione dell’intolleranza, considerati i 5 gruppi, è polarizzata soprattutto al Nord e al Sud, poco riscontro invece nelle zone del Centro come Toscana, Umbria, Emilia Romagna. Una situazione, che si capovolge per quanto riguarda l’antisemitismo, fenomeno in evidenza soprattutto nel Lazio e nel Centro Italia. Va segnalato un picco significativo in Abruzzo, nell’area tra L’Aquila, Chieti, Pescara e Teramo. Presente anche in alcune zone del Nord e del Sud Italia.
Il secondo dato riguarda la misoginia, sulla quale si concentra la maggiore proliferazione di tweet intolleranti. Il numero di tweet contro le donne, infatti, in 8 mesi è arrivato a 1.102.494, con 28.886 tweet geolocalizzati.
“Hate speech è parola dell’odio, parola che attacca e offende una persona o un gruppo sociale”, dice Vittorio Lingiardi, docente di Psicologia Dinamica presso La Sapienza- università di Roma. “Favorite dalla velocità e custodite dallo spazio cibernetico, le parole possono diventare pietre, incitamento all’odio e, a volte, crimine”.
LA SEMANTICA
L’offesa verso donne, omosessuali, immigrati, ebrei e disabili passa (quasi) sempre per la dimensione corporea e l’atto fisico: corpi sessualizzati, deformati, mutilati, mortificati, fino a essere picchiati o violentati. Si scaraventano fuori insulti, quasi assolvendo ad un bisogno primitivo, non elaborato, di difesa nell’attaccare aspetti fondamentali dell’umanità altrui. “Un’avversione profonda – direbbe la filosofa Martha Nussbaum – simile a quella ispirata dagli escrementi, dagli insetti viscidi e dal cibo avariato”. “Frocio di merda”, “negro di merda”, “ebreo di merda”, “handicappato di merda”, “troia di merda”, una ripetizione quasi ossessiva del termine escrementizio che non si limita a reinterpretare l’altro manipolando segni e parole. È in atto un vero e proprio processo di disumanizzazione, per tenere l’altro il più lontano possibile da sé. Come se fosse impossibile anche solo pensarlo degno di occupare lo spazio vitale condiviso.
La misoginia in Italia appare il vero fenomeno esplosivo. Una situazione drammatica, quella della violenza contro le donne, che la cronaca purtroppo riporta con cadenza inquietante. E che i social network rilanciano in termini di insulti, volgarità, vere e proprie aggressioni verbali. La maggior parte dei tweet si riferisce a parti del corpo, a indicare necessità di degradazione o di punizione machista. Altri invece indicano personaggi pubblici, a denotare l’esistenza di vere e proprie forme di misoginia. Le evidenze emerse dalla Mappa dell’Intolleranza a proposito della misoginia, purtroppo, non sorprendono. Le offese contro le donne, infatti, hanno registrato una distribuzione nazionale piuttosto uniforme in tutta Italia. Un dato inquietante, purtroppo in linea con le rilevazioni del Pew Research Center, secondo il quale negli Stati Uniti il 25% delle donne sono state molestate online e il 26% ha subito stalking online.
OMOSESSUALITA’
Sono centimaia di migliaia messaggi discriminatori verso gli omossessuali. L’associazione frequente è con le parti anatomiche, come a rinforzare l’insulto omofobico evocando disgusto per la dimensione corporea direttamente coinvolta. Interessante è l’associazione con le figure della famiglia come padre e sorella. Rilevati anche insulti con riferimento alla pedofilia. Gli omosessuali vengono infatti spesso descritti quali turpi e rivoltanti, in grado di “contaminare e corrompere la società”. Il disgusto viene così “proiettato” su un gruppo di individui che vengono di conseguenza stigmatizzati, considerati inferiori e privati di diritti. Secondo un’indagine realizzata nel 2013 dal Gay Center nell’ambito di un progetto europeo che ha coinvolto oltre mille studenti italiani, quasi 3 persone LGBT su 4 dichiarano di aver subito forme di discriminazione o di pregiudizio nel corso della loro vita
RAZZISMO
Di soli tosi tratta di intolleranza verso gli immigrati o le persone di altre etnie. Un dato curioso, riscontrato durante la rilevazione dei tweet, è la netta crescita dei post a sfondo razzista in corrispondenza dei Mondiali e delle partite di calcio del Campionato, ma anche dopo i talk show con personaggi politici o i programmi con la presenza di soubrette. “Terrone” è l’insulto più utilizzato (3.690 occorrenze), seguito da “zingaro” (3.226) e “negro” (2.482), a indicare un’intolleranza interna, ancora prima che esterna, all’Italia stessa, emblema della frattura fra Nord e Sud. Le parole che vengono spesso associate ai termini sensibili si riferiscono a personaggi noti nel mondo del calcio, di origine straniera, spesso nel mirino della rete.
In Italia l’8% della popolazione è costituita da stranieri (4.922.085 persone). Il 45% dei giovani tra i 18 e i 29 anni si definisce xenofobo o diffida degli stranieri. Due italiani su tre pensano che la quantità di immigrati in Italia sia eccessiva: in particolare il 60,1% mostra diffidenza, il 6,9% è proprio ostile e il 15,8% è indifferente. Un dato interessante riguarda il web-racism: su Facebook, sono più di 350 i gruppi dichiaratamente anti-immigrati, con alcuni che arrivano anche a 5.000-7.000 iscritti; oltre 400, i gruppi “anti-meridionali”, e circa 100 i gruppi “anti-musulmani”, mentre sono più di 300 quelli contro gli zingari.
ANTISEMITISMO
L’insulto più utilizzato è “rabbino”, spesso abbinato a “trans”, chiaro dunque il doppio pregiudizio. Seguono “usuraio” e “giudeo”: quest’ultimo termine ha come co-occorrenze più rilevanti “negro” e “israeliano”.
In Italia ci sono 30.000 ebrei, pari allo 0,6% della popolazione. Il 24% degli italiani ha un pregiudizio antiebraico. Tra luglio e agosto del 2014 in Italia sono stati registrati 21 episodi di antisemitismo, quasi il triplo rispetto all’anno precedente.
I social, in particolare Facebook e Twitter, sono i luoghi dove prendono vita le maggiori ingiurie antisemite, come confermano i nostri dati, che hanno registrato oltre 1.000 messaggi discriminatori. Inoltre sui circa 1.200 siti antisemiti in Europa, 100 sono quelli italiani, con un aumento del 40% rispetto al 2009. (Fonti: Osservatorio antisemitismo della Fondazione CDEC)
DIVERSAMENTE ABILI
Seconda per numero di tweet rilevati (479.654), l’intolleranza verso i diversamente abili conferma l’andamento del numero di messaggi discriminatori dal generale – donne e disabilità – al più specifico – omofobia, antisemitismo. L’intolleranza è distribuita sul territorio nazionale con maggiore concentrazione in Lombardia, Campania e le zone a Sud dell’Abruzzo e a Nord della Puglia. I tweet geolocalizzati sono stati 3.410 (0,75%). Impressionante la co-occorrenza del termine “vergogna”, a indicare un senso di rifiuto. Quando la parola sensibile è “storpio”, le associazioni più rilevanti sono “odio” e “elemosina”, che fanno intravedere anche una sorta di pregiudizio. Alta, anche la co-occorrenza con il termine “cazzo” (“mongoloide del cazzo”, “cerebroleso del cazzo”), quasi a invocare, di fronte all’altro degradato, la necessità di una punizione machista. In Italia i disabili sono 4,1 milioni, ossia il 6,7% della popolazione. L’Italia è al 13° posto per il rischio di povertà ed esclusione sociale delle persone disabili. (cla pel)
Consulta il sito di Vox per approfondire i dati e le mappe della ricerca