Come è noto, dal prossimo mese di marzo i lavoratori subordinati potranno scegliere di ricevere direttamente in busta paga la quota mensile del Tfr. La scelta non è di poco conto, poiché, fino al 30 giugno 2018, coloro che decideranno di intascare mensilmente il trattamento di fine rapporto non potranno revocare l’opzione. Stando, però, ai risultati dell’analisi diffusa in questi giorni dalla Uil, il Tfr in busta paga non conviene. Questa opzione, infatti, potrebbe determinare per i lavoratori maggiori oneri fiscali e, addirittura, potrebbe mettere a rischio il diritto ai servizi sociali agevolati, alle detrazioni fiscali e agli assegni familiari. La quota mensile del Tfr, infatti, produrrà effetti penalizzanti sulla situazione reddituale del richiedente, con conseguente rischio di danni a cascata sui servizi parametrati sulla base di livelli Isee prefissati, come nei casi, ad esempio, della fruizione di asili nido e mense scolastiche, o delle agevolazioni sul pagamento delle tasse universitarie.
Dott. Valerio Pollastrini
Consulente del Lavoro
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