Domenica 17 aprile si vota per il referendum sulle trivelle, con il quale si chiede di cancellare la norma che consente alle società petrolifere di estrarre gas e petrolio entro le 12 miglia marine dalle coste italiane senza limiti di tempo. Sulle schede si troverà la domanda: “Volete che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati i giacimenti in attività nelle acque territoriali italiane anche se c’è ancora gas o petrolio?”
Chi vuole dunque che le trivelle vengano eliminate dai mari italiani deve votare sì, al contrario chi vuole che le trivelle restino senza una scadenza deve scegliere il no.
“Non andrò a votare”, dichiara il consigliere del Pd Andrea Mingiacchi – Mi astengo, perché credo che se si decidesse di intervenire su questo tema andrebbe fatto, complessivamente, entro e fuori le 12 miglia. Seguo poi con coerenza l’azione del governo che già ha tracciato una linea con la legge di stabilità del 2015 in merito all’argomento”.
Favorevole sarà il voto del consigliere Cristoforo Tontini. “Io sono fermamente convinto che il voto sia la massima espressione di democrazia, tant’è che sarei andato a votare anche se avessi votato no. Ho sempre considerato una follia mettere delle piattaforme di trivellazione sotto le 12 miglia, i rischi sono troppo elevati e la storia ci insegna che è impossibile prevenirli tutti. Nessuno avrebbe immaginato il disastro di Fukushima dopo Chernobyl eppure è avvenuto. Non oso ipotizzare un disastro come quello della Deep Horizon dentro casa nostra. Il mar Adriatico diverrebbe per decenni una macchia puzzolente ed oleosa, che condannerebbe a morte il turismo e la pesca, con danni economici incalcolabili”.
Su tutt’altra linea Marco Maranesi (Liberi di Cambiare). “Sì, andrò a votare e voterò no. Sono favorevole al nucleare, figuriamoci se non lo sono alle trivellazioni in mare”.
Contrario alle trivelle, il consigliere Candido De Angelis, che al referendum voterà sì. “Sono contro le concessioni ad esaurimento e a favore di una politica energetica diversa da quella fossile”.
Per il sì anche il segretario del Psdi, Paride Tulli. “Voto sì perché è ora di mandare in pensione il petrolio. Purtroppo credo che vincerà l’astensionismo, per la sfiducia della gente nell’istituto referendario, basta guardare quello sull’acqua pubblica o sul finanziamento dei partiti, entrambi ignorati da tutti i governi”.
Non andrà a votare, invece, il sindaco Luciano Bruschini: “Condivido la posizione del Premier, sono per la politica del fare e per l’autonomia energetica dell’Italia”.
Tra i consiglieri di maggioranza si è espresso il capogruppo di Forza Italia Massimo Millaci, assieme al coordinatore dei Giovani di Fi Filippo Flamini. “Siamo nel complesso contrari alle trivellazioni per scopi petroliferi in acque nazionali perché con ciò si rischierebbe, in caso di versamenti in mare, di danneggiare l’ambiente delle nostre coste, patrimonio di valore incalcolabile. Da contraltare fanno i posti di lavoro che si creerebbero o che verrebbero mantenuti, ma bisognerebbe valutare quanti posti e soprattutto per quanto tempo ci sarebbe lavoro. Un Paese lungimirante deve investire sulle energie rinnovabili e non va a raschiare il fondo del barile su risorse ridotte e che appartengono al passato. Con questi tipi di impianti non modificheremo la dipendenza dalle importazioni e non otterremo vantaggi economici di rilievo: il settore delle estrazioni hanno un tasso di occupazione di solito bassissimo, e il prezzo è quello di intaccare attività radicate nel nostro territorio come il turismo e la pesca”.