Proposta: far pagare il giusto a chi ha poco o quasi nulla

Quanto costa? Io pago il giusto! un modello di business solidale e rivoluzionario che pone un limite allo spreco e nel contempo viene incontro a chi ogni giorno vive un disagio economico e sociale
supermacato cassaSe Adam Smith, Economista e fondatore dell’economia politica, nel 1776 parlava delle cause della ricchezza delle nazioni, l’Adam Smith dei nostri giorni, chef dello Yorkshire, parla di ridurre gli sprechi utilizzando la ricchezza delle società e delle famiglie.
In tutti i Paesi del mondo c’è chi ha troppo e chi non ha nulla. Una contraddizione che il progetto “The Real Junk Food”, nato nel 2013 grazie appunto alla sensibilità del giovane chef Adam Smith, ha colmato facendo pagare il giusto a chi ha poco o quasi nulla.
L’obiettivo è rimettere in circolo, in modo virtuoso, il cibo destinato a essere distrutto. La raccolta viene fatta presso supermarket, locali, ristoranti ed il pagamento è “Pay as you feel”: paga quello che ti sembra giusto!
Lo spreco alimentare è presente in ogni casa ma non è imputabile solo ai consumatori, anche i produttori fanno la loro parte: si produce molto ma non tutta la merce viene venduta restando ferma in magazzino fino alla scadenza dei prodotti.
Dell’iniziativa “Pay as you fell” fanno parte una rete di caffetterie che intercetta cibo di scarto, per produrre pasti che i clienti possono pagare ad un prezzo che loro stessi ritengono giusto. Nasce quindi un modello di business solidale e rivoluzionario che pone un limite allo spreco e nel contempo viene incontro a chi ogni giorno vive un disagio economico e sociale.
L’idea di Adam Smith sta contaminando diversi Paesi come il Brasile e l’Australia ma anche Paesi europei che si stanno muovendo per ridurre gli sprechi alimentari presenti nei supermercati.
Lo scorso 4 febbraio il Senato francese ha approvato una legge che istituisce, per i supermercati sopra i 400 metri quadrati, il reato di spreco alimentare: i supermercati di grandi dimensioni saranno obbligati ad inviare alle organizzazioni caritatevoli il cibo prossimo alla data entro la quale è preferibile consumarlo, oppure trasformarlo in mangime per gli animali o ancora compost. La mancanza di accordo o di protocolli con le organizzazioni può costare fino a 75mila euro di multa o due anni di reclusione.
In Italia lo scorso 17 marzo, la Camera dei Deputati con 277 voti a favore, nessun voto contrario e 106 astensioni, ha approvato il testo unificato delle proposte di legge contro lo spreco alimentare: “Disposizioni concernenti la donazione e la distribuzione di prodotti alimentari e farmaceutici a fini di solidarietà sociale e per la limitazione degli sprechi”. In diciotto articoli si definiscono le regole per combattere lo spreco alimentare e snellire tutte le procedure burocratiche che fino a oggi rendevano difficoltoso donare i prodotti alimentari o farmaceutici invenduti a chi ne ha bisogno. Il disegno di legge prevede che le Regioni possano stipulare accordi con i ristoratori per permettere ai clienti di portare a casa, nell’apposita bag, gli avanzi del proprio pasto, che altrimenti verrebbero gettati via.
Il provvedimento dovrà passare all’esame del Senato per renderlo definitivo.
Esempi virtuosi che portano verso una corretta educazione civile e la nascita di consumatori e produttori consapevoli.

Stefania Zanda