Verso il 25 aprile. L’Armadio della vergogna le stragi nazifasciste nascoste dallo stato italiano

I criminali di guerra sfuggiti ai processi, le vittime offese

Nella foto i bambini di Sant'Anna di Stazzema, nessuno di loro è sopravvissuto alla terribile strage in cui le SS e i collaborazionisti della Repubblica Sociale uccisero 560 civili
Nella foto i bambini di Sant’Anna di Stazzema, nessuno di loro è sopravvissuto alla terribile strage in cui le SS e i collaborazionisti della Repubblica Sociale uccisero 560 civili

Se qualcuno, fino al 1994, si fosse recato al primo piano del palazzo Cesi-Gaddi a Roma, sede della cancelleria della procura militare, in fondo ad un lungo corridoio avrebbe visto un cancello di ferro, e dietro a quel cancello un armadio, con le ante rivolte verso il muro.
Così lo trovò il procuratore militare Antonino Intelisano che si stava occupando del processo all’ex SS Erich Priebke ed era alla ricerca di un fascicolo relativo all’eccidio delle Fosse Ardeatine. Ma dentro quell’armadio, che il giornalista Franco Giustolisi chiamerà “l’Armadio della vergogna”, di fascicoli ce n’erano quasi settecento.
Ben catalogati, con tanto di testimoni e colpevoli, vi erano tutti i documenti relativi alle stragi nazifasciste compiute in Italia dopo l’8 settembre 1943. Stragi che provocarono la morte di almeno diecimila persone.
Come mai quei fascicoli sono lì? Come mai quei criminali di guerra non sono mai stati processati?
Bisogna tornare alla fine della Seconda guerra mondiale per comprendere come mai tali stragi sono rimaste a lungo nascoste.
Il governo Parri insediatosi nell’estate del ’45 decise di processare tutti i grandi criminali di guerra nazifascisti a Roma, presso la procura generale militare, mentre i casi minori furono affidati alle procure territoriali.
Il lavoro all’inizio fu febbrile, anche grazie alla vasta documentazioni che gli Alleati e il CLN hanno raccolto durante gli anni di guerra. Ma poi improvvisamente i processi iniziarono a rallentare fino a fermarsi e quasi tutte le indagini finirono per essere archiviate. Come mai?
Lo scenario geopolitico alla fine degli anni ’40 è cambiato: è iniziata la guerra fredda.
L’Italia è entrata nell’Alleanza Atlantica, insieme alla Repubblica Federale di Germania. Il nemico ora è l’Unione Sovietica. In questa nuova guerra che in Occidente si combatte a colpi di spie molti ex militari tedeschi assumono un ruolo fondamentale.
Per esempio Karl Hass, maggiore delle SS che aveva organizzato l’eccidio delle Fosse Ardeatine, viene arruolato nei servizi segreti americani. Oppure come Theodor Emil Saevecke, capitano delle SS, responsabile delle stragi di Piazzale Loreto e Corbetta, capo dei torturatori di Villa Triste, che dopo la guerra diventa un dirigente dei servizi di sicurezza della Repubblica Federale di Germania. E si potrebbe continuare a lungo perché sono centinaia gli ex membri della Gestapo, delle SS e dell’esercito tedesco ad essere cooptati nelle istituzioni della Repubblica federale tedesca.
E poi ci sono i criminali di guerra fascisti. Anche alcuni di loro vengono salvati dagli americani per essere inseriti nel nuovo scacchiere della Guerra Fredda. Personaggi come Junio Valerio Borghese, comandante della X MAS, formazione resasi responsabile di una lunga serie di crimini di guerra, che viene prelevato da uomini dei servizi statunitensi alla fine del conflitto e tornerà alla ribalta negli anni settanta per il tentativo di golpe di cui era a capo.
Infine, c’è un altro nodo da sciogliere. Quello dei crimini di guerra che l’esercito italiano ha compiuto durante la guerra. Jugoslavia e Unione Sovietica cominciano a chiedere la consegna di decine di ufficiali. Uomini come il generale Robotti che ammoniva i suoi uomini dicendo che in Jugoslavia “si ammazza troppo poco”, o come il generale Pirzio Biroli, governatore del Montenegro, che invitava ad uccidere 50 civili per ogni soldato italiano morto.
Le neonate autorità della Repubblica Italiana, in nome della Ragion di stato, decidono così di affossare sistematicamente i processi ai criminali di guerra nazifascisti, e man mano che le indagini si chiudono, interi faldoni finiscono nell’Armadio della vergogna.
Molti processi saranno poi riaperti negli anni ’90, ma ormai buona parte dei responsabili era deceduta o così anziana da non poter essere incarcerata. Come dirà uno dei sopravvissuti alla strage di Marzabotto “andavano processati cinquant’anni fa.”
Nella foto i bambini di Sant’Anna di Stazzema, nessuno di loro è sopravvissuto alla terribile strage in cui le SS e i collaborazionisti della Repubblica Sociale uccisero 560 civili.

Cannibali e Re