Mafie nel Lazio, il “caso Ostia”, i Fasciani e gli Spada

Rapporto Mafie nel Lazio 2016, a cura dell’Osservatorio Tecnico-Scientifico per la Sicurezza e la Legalità della Regione Lazio

Il “caso Ostia”, i Fasciani e gli Spada/ 1° parte

Storicamente la presenza di organizzazioni criminali sul territorio di Ostia è stata “certificata” dalla sentenza della Corte d’Assise di Roma sulla banda della Magliana che ha rilevato, a partire perlomeno dal 1980, l’operatività in quest’area di una associazione a delinquere finalizzata amafie-maxresdefaultl compimento di numerosi reati, anche connessi al traffico e allo spaccio di droga. La sentenza – passata in giudicato – evidenziava l’importanza del gruppo di Acilia e Ostia, facente riferimento a Nicolino Selis (al contempo capo zona per la Nuova Camorra Organizzata) Edoardo Toscano, Paolo Frau. Il 18 ottobre del 2002 Frau viene assassinato da un commando in moto. Un curriculum criminale di spessore, quello di Frau: nell’ottobre del 1981 è arrestato nell’ambito delle indagini sull’anonima sequestri romana, nello stesso anno il suo nome è collegato alla scoperta di un deposito di armi negli scantinati del ministero della Sanità, mentre nel 1983 viene ammanettato in un’operazione di polizia che fa luce su una guerra combattuta fra la banda della Magliana e il clan Proietti. Sempre nel 1983 si ritrova tra gli arrestati al termine di un’indagine su un traffico di stupefacenti, omicidi e ricettazione. Al 1984 risale, invece, la richiesta di rinvio a giudizio nei suoi confronti, come componente della banda della Magliana. Da quella data Frau è stato fra i protagonisti di tutti i processi sull’organizzazione criminale romana. Nell’ambito dell’inchiesta Zama coordinata dal sostituto procuratore della Dda di Roma Andrea De Gasperis emergono nel 1998, per la prima volta, gli interessi criminali su Ostia della famiglia Triassi. Secondo l’indagine dei carabinieri del Ros i fratelli Vito e Vincenzo Triassi in occasione della scarcerazione di Pasquale Cuntrera, venivano incaricati dalla famiglia di occuparsi del suo allontanamento dall’Italia. I Triassi, originari di Siculiana ma da tempo residenti a Ostia, proprietari – secondo carabinieri e polizia – di palestre e gioiellerie hanno sposato le figlie di Santo Caldarella, condannato per associazione mafiosa con i boss di Cosa nostra Pasquale Cuntrera e Alfonso Caruana. L’inchiesta “AncoMarzio” (che prende il nome da una delle principali piazze di Ostia) ha riguardato, nel 2004, un’ampia associazione a delinquere di tipo mafioso guidata in primis da Paolo Frau (come già detto, componente della banda della Magliana) assassinato ad Ostia e successivamente da Roberto Pergola ed Emiddio Salomone. «Pergola Roberto e Salomone – si legge nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Gip distrettuale – entrambi pregiudicati per gravi delitti e già appartenenti alla famigerata banda della Magliana, sono i promotori dell’organizzazione mafiosa; da ciò ricavano ingenti profitti assumendo una posizione di vertice ed un ruolo di comando su tutti gli altri membri […].

Manifestazione Liberiamo Ostia dalle mafie
Manifestazione Liberiamo Ostia dalle mafie

Il Salomone Emidio in virtù del suo carisma è temutissimo perfino dai suoi associati più fedeli e ancora […] relativamente alla spartizione degli introiti del gioco d’azzardo del quale Salomone Emidio percepisce 20 milioni delle vecchie lire al mese».Il 5 giugno del 2009 Emiddio Salomone veniva ucciso da due colpi di pistola alla testa e uno al torace. Davanti alla sala giochi “Planet games” ad Acilia, si consumava, come scrivono i magistrati, «un’esecuzione propria dei più consolidati rituali mafiosi e della criminalità organizzata ». La prospettazione accusatoria relativa all’esistenza di un’associazione a delinquere di tipo mafioso sostenuta, per la prima parte del processo “Anco-Marzio”, dal pubblico ministero Adriano Iasillo e successivamente da Carlo La Speranza non superò il vaglio dei giudici del tribunale di Roma. Secondo quanto emerso nell’inchiesta “Anco Marzio” Giovanni Galleoni e Francesco Antonini, erano ritenuti elementi di un’associazione mafiosa (entrambi furono successivamente assolti da tale accusa). Una storia che arriva sino ai giorni nostri: il 22 novembre 2011, infatti, Galleoni e Antonini vengono assassinati a colpi di pistola da un commando, in un tipico omicidio di stampo mafioso. Il duplice delitto rappresenta uno spartiacque nel contesto criminale di Ostia, come attesteranno le successive inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Roma. La citata inchiesta ha avuto anche il merito di portare alla luce, per la prima volta, i contatti tra alcuni esponenti dell’amministrazione pubblica, in particolare del X Municipio, ed esponenti della malavita locale: «Nel corso della presente investigazione, sono state registrate conversazioni telefoniche riguardanti “il controllo”, ovvero la capacità dell’organizzazione criminale oggetto d’indagine, di influenzare e manipolare la normale attività amministrativa svolta dal XIII° Municipio di Ostia Lido. […]. Difatti, durante l’indagine effettuata da questa Sezione Criminalità Organizzata, è stata acquisita numerosa documentazione riguardante l’attività svolta del suindicato Municipio comprovante, nella più favorevole delle ipotesi, una pessima gestione del bene pubblico che sicuramente vede coinvolti diversi dipendenti del citato Ufficio comunale territoriale. […] Infatti, a seguito degli accertamenti svolti, sono state riscontrate gravissime anomalie nella gestione della pubblica amministrazione da parte degli amministratori del XIII° Municipio ed, in particolare, per quanto attiene l’assegnazione di aree demaniali ubicate sul lungomare di Ostia Ponente. […] D’altra parte, le indagini condotte da questo Ufficio, anche con la collaborazione della Capitaneria di Porto di Fiumicino, hanno permesso di stabilire che il Municipio di Ostia Lido ha rilasciato concessioni per la gestione di chioschi ubicati sul Lungomare di Ostia Ponente ai più noti esponenti dell’organizzazione criminale mafiosa oggetto delle investigazioni in corso, quali Pergola Roberto, Sulaiman Faraj, Giovanni ed Antonini Francesco, persone che fungono come “teste di legno” dei suindicati personaggi».

continua

 

Il dossier è un contributo che il nostro giornale vuole dare alla comprensione del fenomeno criminale nella nostra Regione e alla giusta battaglia per la legalità. Una lotta condotta ogni giorno da Magistratura e forze dell’ordine, associazioni antimafia, cittadini comuni, ma anche da tanti giornalisti coraggiosi.  (c.p.)