La vicenda della piscina ovvero del Deportivo che è stato chiuso nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza squarcia un velo solo per qualche novello fautore della trasparenza. Chi negli anni ha sollevato dubbi sulla vicenda veniva sbeffeggiato. Fosse Mariolina Zerella in consiglio comunale, chi scrive sulle pagine del “Granchio” per la gestione e per il muro pericolante sì, ma rifatto per mettere in sicurezza più la discoteca che altro. Persino l’allora capogruppo di Fli Mario Pennata quando Candido De Angelis era in Senato e battagliava già contro l’amministrazione Bruschini fu preso per visionario . Ai cittadini che chiedevano gli atti è capitato che il Comune “perdesse” l’accordo tra società sportiva As Anzio nuoto e pallanuoto – concessionaria della piscina – e l’associazione Deportivo del 15 luglio 2006, trasmesso con protocollo del 2 dicembre 2006. Così, per mettere una “pezza“, ne è stato sottoscritto un altro a maggio del 2014, eccolo
Se sarà stato rispettato o meno lo stabilirà la magistratura. Per questa, come per altre vicende, chi è indagato è innocente fino a prova del contrario. Ciò che interessa in questo spazio è ribadire che pure le cose che nascono con le migliori intenzioni, in questa città diventano occasione per fare altro. Lo sostiene la Procura di Velletri, vero, ma non era noto da anni come funzionasse? E non erano a festeggiare proprio lì, alla vigilia del ballottaggio del 2013, il sindaco Luciano Bruschini e la stragrande maggioranza di coloro che siedono in consiglio comunale? Ed è vero o non che per diventare “soci” del Deportivo la raccolta firme avveniva – pure di recente – anche negli uffici di Villa Sarsina o piazza Cesare Battisti? Non importa la rilevanza penale, è l’andazzo che non piace. Soprattutto se un club privato usa uno spazio pubblico senza che arrivi un soldo o una utilità all’ente proprietario o alla società concessionaria.
Occorre un passo indietro, allora. Con De Angelis sindaco e Giorgio Zucchini (oggi assessore al patrimonio) direttore generale, vennero fatte le convenzioni per gli impianti sportivi. Giusto: non poteva continuare a pagare il Comune energia elettrica, gas, manutenzioni ordinarie, non ne aveva i mezzi. Si decise, allora, di affidare alle società gli impianti e intervenire solo per le manutenzioni straordinarie. In cambio? Un canone simbolico che nessuno, di fatto, ha mai pagato (e c’è una relazione in tal senso in Comune, da mesi) e l’amministrazione “vicina“. Inizialmente con dei contributi, poi nel fare dei lavori “urgenti“, molto più spesso ignorando o fingendo di ignorare che gli impianti erano usati privatamente. Come nel caso del Deportivo emerge, ora, in modo clamoroso. Ma era palese da anni. E badate, si può anche capire che per avere delle entrate tu metti il club e mandi avanti l’attività della piscina, la squadra di pallanuoto, aiuti i meno abbienti a fare i corsi. Messa così sarebbe quasi accettabile, ma che diventi altro, una questione privata, con la “complicità” del Comune – ripeto, a prescindere dall’aspetto penale – no.
La piscina è una cosa, la vicenda di Falasche un’altra, ma qual è il quadro generale? Non a caso ormai da mesi da questo umile spazio è stata lanciata una sfida che in Comune si guardano bene dall’accettare: on line tutto, schede, gestori, spese, finanziamenti, lavori fatti e via discorrendo. Non li vedremo mai, non da Bruschini, Zucchini e dalla maggioranza ormai allargata a De Angelis e ai suoi. Sulla storia della piscina, ad esempio, dopo il sequestro esclusi i Grilli di Anzio e Sinistra italiana, nessuna voce si è levata da quel che resta dell’opposizione consiliare. Quando si diceva che Falasche era (e resta) la punta di un iceberg non era uno scherzo. Sul patrimonio – dagli impianti sportivi alla gestione dei condomini – si fonda buona parte del consenso. Ricordo una denuncia che prendemmo con “il Granchio” per aver chiesto lumi sull’assegnazione a una cooperativa dei locali al centro “Zodiaco“, oggi sede di una palestra. E’ storia vecchia, con i protagonisti politici che sono sempre gli stessi e che tutto hanno fuorché voglia di fare chiarezza. Più facile mascherarsi dietro al fatto che è sport, è sociale. Più semplice dire “ma che ti metti a fare…”
Al settore patrimonio, quello che per esempio ordinava a Falasche i lavori quando la richiesta della società arrivava dopo i preventivi…, c’è ora una nuova responsabile. Nell’augurarle buon lavoro sentiamo di dirle che non deve guardare in faccia nessuno, verificare impianto per impianto, convenzione per convenzione, e procedere senza indugi a ristabilire le regole. Sentiamo anche di dire – al tempo stesso – alla responsabile della trasparenza e anti corruzione di tutelare questa funzionaria dai politici che andranno a lamentarsi se finalmente si metteranno le mani su questo vaso di Pandora. Serve chiarezza, subito.
La sfida per chi vuole amministrare Anzio dal 2018 è dire che si stabiliscono criteri certi e universali (non basta avere assessori o dirigenti di riferimento, insomma) di assegnazione degli spazi pubblici, vengono revocate le concessioni a chi non è in regola, si verifica la situazione di tutti, si recuperano le somme dovute al Comune se ci sono, si concordano eventuali lavori da fare a scomputo dei canoni. Vale per gli impianti sportivi e per il resto del patrimonio. E’ una ulteriore e netta linea di demarcazione tra il vecchio modo di “fare” politica e #unaltracittà