Elogio semiserio del treno locale. Vita da pendolare Nettuno/Roma andata e ritorno

120910196-d63cfb41-645b-445c-9140-756e45853a5ddi Alessia Sciamanna

Oggi trasferta a Roma.
Sono una pendolare occasionale, ma neanche tanto.
A breve potrei essere nuovamente parte della folta schiera dei forzati quotidiani del tratto, o della tratta?!, Nettuno/Roma andata e ritorno ovviamente negli orari di punta.
Di certo lo sono stata per anni durante l’università.
Morale?
So di cosa sto parlando.
Bene.
In questo meraviglioso paese che è l’Italia dove ho la fortuna, ma anche la sfortuna, di vivere, dove la stragrande maggioranza della fauna autoctona è più dedita alla lagnanza sistematica che a sporcarsi le mani per cambiare qualcosa, voglio spezzare una lancia, ma forse pure due, in favore del servizio di trasporti pubblici regionali su binario.
Non è un post sponsorizzato, tutt’altro.
È che ho la pessima abitudine di chiamare le cose con il loro nome usando gli aggettivi a disposizione nella ricca lingua del padre Dante. Ma come si dice, molti nemici molto onore.
Intendiamoci, non è che dica che è tutto perfetto, però molto onestamente siamo messi parecchio meglio di quando nel lontano 1993 salivo sul treno regionale per le prime lezioni direzione La Sapienza. E si sa, l’onesta intellettuale è tutto.
E oggi, coincidenza, proprio a La Sapienza devo andare, per un seminario. Niente mal di pancia per l’esame imminente, forse un po’ per gli spinosi PON che sono l’argomento del giorno, ma non si deve dire perché siamo professionisti.
Stessa levataccia e stessa routine di tanti anni fa, solo che in stazione il film cambia.
Lo vogliamo dire che i treni sono tendenzialmente puliti, climatizzati, con prese elettriche per alimentare e ricaricare i device, che le carrozze sono strutturate meglio, con servizi igienici decenti e spazio per bagagli, bici, carrozzine/carrozzati, con ganci per i soprabiti e rastrelliere e tendine parasole?
E diciamolo! Anche forte.
Perché chi viaggiava negli anni novanta se li ricorda i sedili tutti uniti che non si sapeva mai se erano da tre o da quattro passeggeri e se il treno era pieno e ti capitava vicino un peso non proprio piuma il viaggio diventava una Via Crucis.
Vogliamo parlare delle coperture dei sedili non in eco pelle, che il termine non era ancora in voga, ma in similpelle, termine che veniva dagli anni settanta esattamente come le maleodoranti tappezzerie color tabacco?
E parliamone! Erano praticamente un residuato postbellico. Ma apprezzo lo spirito. Erano in tema con i trend degli anni in cui sono stati allestiti.
Ecco, oggi al di là della scelta stilistica del blu, che può non incontrare il gusto di tutti, bisogna comunque ammettere che i sedili, finalmente con poggiatesta così non ti giochi l’atlante se ti appisoli, a volte sono addirittura da due con tavolino a ribaltina come in aereo, al massimo da quattro, e salvo eccezioni il treno ha l’odore delle carrozze dei paesi civili.
Da una di queste ribaltine sto scrivendo l’articolo con l’ipad ed è sufficientemente comoda. Certo non è un Freccia-qualcosa ma ci si può lavorare.
Farei addirittura una menzione di lode per la puntualità. Così, a campione.
No, non sono ubriaca, anzi ho preso due caffè, quindi sono bella sveglia.
Oggi, con l’arrivo del treno ci avrei potuto rimettere l’orologio.
Certo, se un altro mezzo tarda, il ritardo è di default. Ma è fisiologico su una linea locale che a tratti ha un solo binario spesso a pochi metri dalle abitazioni. Non è proprio semplicissimo allargare la sede ferroviaria per potenziare il servizio.
In effetti però, ora che ci penso, potremmo ingaggiare un paio di transformers e fargli demolire a tempo di record le abitazioni…
Ecco, questo è lo spirito con cui approcciamo spesso questioni che sono più complesse di quello che sembrano.
Se vogliamo disquisire dei massimi sistemi possiamo farci domande che non troveranno facilmente una risposta.
Linea leggera tipo metropolitana o treno regionale con mille fermate?
Certo, d’istinto verrebbe da dire linea veloce e leggera, ma il popolo delle fermate intermedie che fine farebbe?
Intaserebbe col mezzo proprio le già congestionate strade provinciali e statali, leggasi Pontina e Nettunense, per arrivare alle fermate principali. E oltre alla marmellata di traffico che sembra una storia già scritta, alla logistica dei parcheggi in stazione qualcuno ci ha pensato?
Come detto, è un racconto semiserio, ma di serissimo c’è l’impegno di diverse amministrazioni in questi anni per portare questo servizio a livelli di standard qualitativi accettabili anche se confrontanti con le impeccabili linee ferroviarie di eccellenze come l’Inghilterra o la svizzera.
Perché in mezzo a tanti amministratori che amministrano solo la loro proprietà, c’è una generazione di nuovi e spesso giovani amministratori della cosa pubblica di cui ho l’onore di far parte che fa il meglio che può con i pochi mezzi che ha a disposizione con dedizione, inventiva ed entusiasmo. E se lo merita di sentirsi dire che ha fatto bene.
E allora diamo conto una volta tanto che non si stava meglio quando si stava peggio e che anzi adesso si sta meglio, eccome!
E chi vuole lamentarsi comunque, faccia pure. Io sono, e ne vado fiera, una di quelle che si sporcano le mani; non ho tempo per i lamenti, devo prima finire il lavoro sporco.
Oggi il treno locale è quasi piacevole che non è poco, perché di base dai… fare i pendolari non piace a nessuno. Inoltre dopo tanti anni di pendolarismo in macchina posso affermare senza ombra di dubbio che almeno in treno puoi dedicarti ad attività di vario genere come telefonare o messaggiare, fare foto e filmati o spararti selfie, dormire o distrarti senza mettere a rischio la vita tua e quella di qualcun’altro.
Certo convengo che ci sarebbe molto da dire sul livello di decibel ammissibili e sui contegni tollerabili ma questa è un’altra storia e magari ne parliamo un’altra volta.
Ecco se posso permettermi, fate qualcosa per i ripetitori. Si sa che senza connessione siamo fuori dal mondo e se per certi versi tre ore di black-out possono essere allettanti, per altri equivalgono alla peggiore delle iatture.
Il cellulare in certi punti va letteralmente rianimato…
Almeno un po’ di wi-fi, per pietà.
Nel frattempo sono arrivata a Termini spaccando il minuto e il viaggio è volato.
Ci si può stare.
Magari la prossima vi racconto di come il Forum di Termini ha cambiato drasticamente il mio approccio alle attese in stazione. Titolo: Da ‘accidenti-ho-perso-il-treno’ a ‘che-bello-ho perso-il-treno’. Solo andata, stavolta.
Ora scappo altrimenti faccio tardi.
Arrivederci alla prossima trasferta!