“Il bilancio 2017 della Capo d’Anzio? Cerchi in Camera di commercio, scopri che è stato depositato, clicchi e scarichi il documento ma – sorpresa – esce fuori il piano finanziario che la società ha presentato per l’ennesimo tentativo di realizzare il porto. Deve esserci anche il bilancio, sia chiaro, ma evidentemente non è stato ancora “caricato” dalla Camera di commercio. Né compare – come invece è previsto per legge – sul sito della società (vedere questo link) né su quello del Comune (siamo fermi al 2015, cliccare qui ) e questa è una prima segnalazione alla neo segretaria comunale Giosy Tomasello, insieme all’augurio di buon lavoro.
Ma torniamo al piano che, invece, qualcosa ci dice. Intanto che è aggiornato a gennaio 2018, poi che Marinedi – socio privato della Capo d’Anzio, al 39% – informa di averlo elaborato “esclusivamente su informazioni fornite dalla Capo d’Anzio“. Come se loro fossero soci di altro… Ma non è nemmeno questo il punto, perché gli autori del piano mettono le mani avanti dicendo: “Prospettive, previsioni e proiezioni indicate dal cliente ed enunciate nel presente documento, si riferiscono a eventi futuri e sono basate su presupposti che potrebbero non rimanere validi per l’intero periodo considerato. Conseguentemente, su di esse non si può fare affidamento e Marinedi non esprime alcuna opinione su quanto i risultati effettivamente conseguiti rifletteranno ciascuna delle prospettive, proiezioni e previsioni enunciate“. Ancora: “Marinedi non fornisce alcuna dichiarazione o garanzia, con riferimento all’accuratezza o completezza delle informazioni contenute nel presente documento o dei risultati conseguiti all’applicazione del modello, nonché rispetto a qualsiasi altra comunicazione scritta o orale eventualmente trasmessa o resa disponibile a terzi. Marinedi declina espressamente qualsiasi tipo di responsabilità fondata su tali informazioni ovvero derivante dalla loro omessa comunicazione“. Della serie: io il piano – che riguarda l’arco temporale 2015-2029- lo faccio, ma non garantisco. Andiamo bene…
Lo studio è elaborato “per analizzare le concrete possibilità di realizzare la seconda fase dei lavori” e in riferimento ai precedenti piani finanziari “costituisce un aggiornamento che succede alla realizzazione dei lavori di fase 1″ quelli di “messa in sicurezza, funzionali all’avvio dell’operatività, conclusi fra fine 2016 e inizi del 2017“. Chi li ha visti? Andiamo avanti e scopriamo che sono 236.000 euro spesi evidentemente per qualche rattoppo, non certo per la messa in sicurezza che originariamente era ben altro.
Ancora, vediamo la seconda fase: realizzazione di un bacino di ormeggio di 593 posti barca, oltre a 81 destinati alla pesca, circa 300 posti auto scoperti e 33 box. “L’ammontare dell’investimento previsto è pari a 20 milioni 129.256 oltre iva, al netto di un ribasso in fase di gara stimato prudenzialmente al 10% rispetto a una media di settore del 25%“.
Nel piano sono inserite anche le “posizioni debitorie” della Capo d’Anzio, a partire da quella con l,a Banca Popolare del Lazio pari a 226.182 euro fino ad “altri debiti”. L’intenzione è quella di chiudere i conti entro il 31 dicembre 2019 con la Bpl, entro il 2021 con i fornitori, il 2022 per chiudere almeno il 50% degli “altri” e poi procedere “progressivamente al saldo negli anni successivi”. A quanto ammonta il totale nel 2017 non è dato sapere, mancando il bilancio, sappiamo che i debiti accumulati fino al 2016 erano 2 milioni 494.938 euro.
Nel piano ci sono grafici, tabelle, incrementi previsti e contratti stimati da stipulare, ma come si affronta la spesa per la realizzazione? Ecco la spiegazione a gennaio 2018, recenti interviste sembrano dire altro, ma restiamo ai documenti: 10 milioni di euro di mutuo; finanziamento della linea Iva e rimborso al termine dei lavori mediante cessione del credito Iva per complessivi 4 milioni; 5,7 milioni a carico della ditta aggiudicataria dei lavori, tramite cessione per l’intera durata della concessione di “dolt” (i diritti di ormeggio a lungo termine) di eguale importo a una tariffa speciale di 2.100 euro al metro; 3,5 milioni derivanti dalla cessione dei “dolt” alla tariffa standard di 2.750 euro al metro e 2,1 milioni dai flussi di cassa derivanti dalla cessione dei “dolt” e dalla gestione corrente fino al 2029 per il pagamento degli interessi. Totale previsto, 26 milioni 617.000 euro, iva inclusa.
Ah, per la cronaca. Il bilancio non c’è, ma nel piano si legge che il risultato 2017 è stimato in un utile di 127.212 euro, destinato secondo lo studio a salire di anno in anno fino a 1 milione 457.000 del 2029 ma – tornando all’inizio e a quello che afferma Marinedi – “su di esse non si può fare affidamento”.
fonte: https://giovannidelgiaccio.com