Nuova puntata dedicata all’approfondimento sulla Comunicazione a cura di Eduardo Saturno
L’aggressione è un’azione o omissione regolata dallo scopo di A (Aggressore) di provocare un danno a B (aggredito). Questo scopo può essere conscio o inconscio, a volte non ci si rende conto di provocare un danno a qualcun altro. E per danno si intende la compromissione di uno scopo. Quali sono gli scopi dell’aggressore nella comunicazione aggressiva? Intanto uno scopo è mostrarsi potente, esibire il proprio potere. Un altro è imporre il proprio potere sull’altro, poi c’è lo scopo di manifestare emozioni negative (gli insulti sono un modo di dare sfogo alle proprie emozioni negative), c’è lo scopo di mostrare disinteresse all’interazione. Gli scopi dell’aggredito che vengono danneggiati dall’aggressività comunicativa dell’aggressore sono: l’incolumità fisica, le risorse materiali, l’equità, l’immagine, il potere, evitare emozioni negative. In questi ultimi tre, la comunicazione è il mezzo principale per danneggiare le persone. Parlando male degli altri, offuschiamo la loro immagine, diminuiamo il loro potere e facciamo loro provare emozioni negative come la sofferenza. Dobbiamo distinguere la comunicazione aggressiva dall’aggressività comunicativa. L’aggressività è un tratto di personalità di qualcuno che è tendenzialmente aggressivo rispetto agli altri; l’aggressione invece è frutto di un particolare momento, quindi è di stato. All’origine dell’aggressività comunicativa troviamo le emozioni egoistiche (egocentrismo e ostilità) emozioni di odio, di rabbia, ecc. Possiamo dire che c’è una rabbia di tratto che porta all’aggressività verbale che a sua volta può portare ad una aggressione verbale. Da un tratto di base nella personalità possiamo poi arrivare ad aggredire verbalmente qualcuno, anche se esistono episodi in cui l’aggressione si è manifestata senza il tratto di base. Le emozioni possono essere sia causa che l’effetto della comunicazione aggressiva. La rabbia di A può portare ad una comunicazione aggressiva verso B, che può provare rabbia per essere stato aggredito da A e risponde ad A in modo altrettanto aggressivo.
Comunicazione aggressiva nei dibattiti
Il dibattito è un tipo di comunicazione (potenzialmente) aggressiva perché due o più oratori mirano a persuadere
l’uditorio e a guadagnare potere e per questo devono anche diminuire il potere persuasivo dell’altro. Nel dibattito ci sono due strategie possibili: per raggiungere il potere possiamo aumentare il nostro potere con una esibizione di dominanza, oppure diminuire il potere dell’altro e per questo si usa il discredito. Un’esibizione di dominanza
implica segnali di dominanza, ovvero tutte quelle parole, gesti, modi di usare la voce, etc, che significano “io ho più potere di te” oppure “io sono più forte di te”. E possiamo individuare una serie di strategie di dominanza. Intanto chiamano strategia di dominanza una serie di comportamenti, in una o più modalità comunicative (occhi, gesti, voce), che direttamente o indirettamente comunicano un particolare messaggio di dominanza. Strategie di
dominanza sono: il sussiego (mostrarsi superiori), l’ironia, la noncuranza, la disinvoltura, il mostrare una forza tranquilla, un atteggiamento di sfida, di permalosità, di vittimismo. Esistono poi strategie di dominanza denominate aggressive e sono: l’imperiosità, il giudizio, l’invasione, la trasgressione. L’imperiosità comunica il
messaggio “io sono più forte di te- io posso comandare su di te – se non fai quello che voglio sono talmente forte che ti posso punire”. Si tratta di una strategia imperiosa, minacciosa e viene esplicitata con dei verbi imperativi, gesti imperativi o parole deontiche (potere, dovere, parole che parlano di possibilità e doveri) es: quando qualcuno dice in un dibattito “un minuto almeno io DEVO parlare”. Altra strategia di dominanza è la strategia di essere giudicanti, il messaggio veicolato è che “io ti giudico” io mi ergo a giudice, io ho potere su di te. Si usano parole valutative positive o negative.
Altra strategia è l’invasione, che manda il messaggio “questo territorio è mio”. Questa strategia è messa in atto dall’alta intensità vocale, dai gesti ampi, dall’invasione del tempo che non rispetta le regole della normale conversazione, quindi si hanno dei turni più lunghi, oppure si attuano sui turni di parola dell’altro interruzioni o sovrapposizioni. Altra strategia aggressiva è la trasgressione. Il messaggio che arriva è “io trasgredisco certe norme”, questo perché me lo posso permettere, in quanto ho più potere di te ( chi è al di sopra della legge se lo può permettere). Infine se usiamo delle strategie di aggressività emotiva, mostriamo cioè fortemente le nostre emozioni, anche in questo caso esprimiamo un’espressione aggressiva. L’emotività aggressiva si esprime con frasi tipo “ sono arrabbiato” e siccome sono arrabbiato e sono forte “ho diritto ad essere obbedito” e “se non fai ciò che voglio ti punisco”. Chi si può permettere di usare la sua rabbia con atti comunicativi di minaccia, espressione di emozioni di ostilità (rabbia, odio, disprezzo) fa capire di essere dominante.
Indicatori di comunicazione aggressiva.
Innanzitutto abbiamo degli indicatori lessicali (si usano delle parole aggressive); pragmatici : atti linguistici, ovvero atti aggressivi (minaccia; pragmatici: conversazionali ovvero la trasgressione delle regole della presa del turno di parola( la pragmatica nella psicologia della comunicazione si riferisce a quegli aspetti della comunicazione che vanno a costituire il rapporto fra le persone); argomentativi, ovvero c’è gente che usa nei dibattiti argomentazioni scorrette; gestuali, ad es l’ampiezza dei gesti o anche la scattosità, parlare in modo concitato; facciali: occhi aperti e lucidi sono indizi di comunicazione aggressiva. Infine troviamo gli indicatori prosodici (siamo nell’ambito della comunicazione acustica. La prosodia è quell’insieme di aspetti che riguardano l’uso delle pause, l’uso dell’intensità vocale, l’uso dell’intonazione). Gli indicatori lessicali esprimono un’aggressività fonica, molte parole feriscono non solo per il significato ma anche per il suono graffiante con cui si emettono. All’interno delle parole ci sono poi i volgarismi ovvero l’uso di parole che appartengono ad un registro linguistico più basso, non formale, gergale. Poi ci sono i disfemism,i (dal greco con significato di male, cattivo) il parlare male, si usano parole cattive, aggressive. Gli atti linguistici aggressivi si esprimono con un comando, una provocazione (dire qualcosa di molto brutto affinché l’altro reagisca) una minaccia (ti anticipo una mia futura aggressione) una maledizione (maledire un altro vuol dire fargli capire che non voglio più avere niente a che fare con lui, voglio che gli capiti qualcosa di brutto) un’imprecazione (espressione di rabbia contro qualcuno) un insulto.