Vaccini. Piccolotti: La tutela della proprietà privata non può sempre venire prima del bene comune

Di Elisabetta Piccolotti

Ci siamo affidati ai meccanismi del mercato privato per i vaccini e oggi dobbiamo prendere atto che non funzionano.

La campagna vaccinale rallenta, zoppica. Perderemo mesi a causa delle difficoltà produttive delle imprese del settore farmaceutico, che abbiamo finanziato con miliardi di euro dei contribuenti europei.

Per tutelare la libera iniziativa privata di alcune imprese stiamo finendo per danneggiare quella di milioni di altre, prolungando la durata dell’epidemia.

Sento già ululare di contratti, cause, richieste di rimborso per i danni. Ma francamente sappiamo tutti che non è questo il punto, in tempo di emergenza. A nessuno importa dei contratti, a noi serve che tutte le fabbriche e i laboratori possibili siano al lavoro per produrre quante più dosi possibili di vaccini. Servirebbe quindi la mano dello Stato e non solo quella di una o l’altra tra le imprese farmaceutiche a cui ci rivolgiamo come normali clienti.

Un caso emblematico, che dimostra che dobbiamo tornare a valorizzare la dimensione del pubblico e che la tutela della proprietà privata non può sempre venire prima del bene comune.

L’ha detto anche il Papa in questi mesi, con parole molto simili a quelle che ho usato qui.
È venuto il tempo di riprendere questo dibattito, per troppi anni affogato nei tabù e negli assunti ideologici del pensiero liberista.