La notte di lunedì di pasquetta, a Cattolica, un quarantasettenne senza un lavoro fisso e che viveva da solo in una casa popolare è morto schiacciato da un bancale di acqua minerale mentre cercava di rubare qualche bottiglia.
Il fatto è successo all’esterno di un supermercato locale dove erano stoccati i bancali con le casse di acqua ed è stato documentato dalle forze dell’ordine mediante la visione delle telecamere a circuito chiuso del negozio. Il tragico evento è stato oggetto di gogna mediatica sui social tanto che il vice sindaco di Cattolica è intervenuta per prendere le distanze e criticare gli attacchi subiti dal povero morto.
Fin qui la cronaca. La domanda che mi pongo è: si può morire nel 2022 per un tentato furto d’acqua finito male?
Già il solo fatto che una persona è obbligata a rubare l’acqua – e non oro o gioielli – mi lascia sconcertato. Non intendo giustificare un furto ma porre l’evidenza sull’oggetto del furto. Una persona che ruba l’acqua deve trovarsi in una situazione economica veramente grave e probabilmente anche una condizione psichica grave. Si può giustificare una situazione del genere? Come mai quest’uomo è stato costretto a rubare dell’acqua?
Di sicuro è stato lasciato solo, senza assistenza né economica né sociale, altrimenti non poteva arrivare ad un gesto simile. E qui, a partire dal vice sindaco di Cattolica, ma estendendolo a tutta la comunità – di cui anche noi facciamo parte – bisognerebbe fare delle riflessioni sul vero significato di bene comune e sul vero significato della solidarietà. Mentre facciamo la gara a manifestare vicinanza al popolo ucraino, e facciamo bene, forse ci dimentichiamo di che vive nella porta accanto alla nostra. E i primi a dimenticarsene sono le Istituzioni; non abbiamo veri presidi e veri processi per il sostegno alle persone bisognose. E si può essere bisognosi a livello economico ma anche a livello sociale, umano.
La successiva riflessione, su cui torneremo in altra sede, è riferita all’acqua: noi esseri umani siamo fatti al 70% di acqua; l’acqua per noi è fonte di vita. Come mai ci si riduce a dover rubare l’acqua al supermercato?
Facciamone una profonda riflessione. L’acqua è un bene comune; l’acqua è pubblica mentre la gestione del servizio è oramai ovunque privatizzata. Quindi siamo costretti a pagare cifre importanti per usufruire dell’acqua potabile. Ma poi perché siamo costretti a comprare le casse d’acqua? Solo perché a qualcuno piace frizzante? Non credo! Il business delle acque in bottiglia è enorme ed ovviamente meno è buona – potabile – l’acqua del rubinetto e più siamo incentivati a comprare l’acqua in bottiglia. E chi non può permettersi questo lusso? Può fare la fine del poveraccio di Cattolica che sotto le casse d’acqua c’è morto, solo per prelevarne impropriamente qualche bottiglia: rubare è ben altro.
E’ necessaria una profonda riflessione popolare rispetto all’acqua: è un bene primario che deve essere garantito a tutti al costo e deve essere pura. Tutto il resto è mafia.
Michele Russo