Signore di altri tempi, quattro donne protagoniste della storia

di Claudio Silvestrini

Con grande piacere mi accingo a parlare di quattro donne molto importanti per il loro tempo. Quattro personaggi diversi tra di loro, per le vicende personali e i contesti in cui si sono dipanate le loro vite, ma tutte legate da due tratti comuni.
L’importanza che hanno rivestito per la loro gente, per la storia dei popoli cui appartenevano, e l’epoca per certi versi straordinaria in cui hanno vissuto.
Non possiamo cogliere in pieno il valore della vita delle nostre quattro protagoniste, Amalasunta regina dei Goti, Rosmunda regina dei Longobardi, Teodora imperatrice di Costantinopoli e Teodolinda la più famosa regina dei Longobardi.
Dicevo che non è possibile apprezzare veramente l’esistenza di queste straordinarie donne, senza capire la loro epoca. Tutte vivono nel VI secolo d.c. (500-600) un momento difficilissimo per l’Italia per esempio ma non soltanto. Il sesto è un secolo di svolta epocale, possiamo dire che in quel tempo finisce l’età classica, l’antichità e si apre l’era di mezzo, Il medioevo.
Sono decenni terribili, nell’area mediterranea sono nati sulle ceneri dell’impero romano, i cosiddetti regni romano barbarici, i Franchi, i Visigoti, i Vandali e in Italia gli Ostrogoti di Teodorico e in ultimo l’arrivo dei Longobardi in Italia nel 568, e non è una transizione pacifica, tutt’altro.
In oriente c’è l’impero Romano d’oriente, Costantinopoli, la città delle città, la “nuova Roma” sempre in conflitto con i cosiddetti barbari. A metà del secolo (535-553) scoppia la guerra fra Bizantini e Goti che devasta letteralmente l’Italia, da Alessandria in Egitto nel 540/41 si diffonde una peste che falcidia tutto il mediterraneo, il clima peggiora da anni e l’agricoltura va in rovina, la fame imperversa dappertutto.
In questo tempo violento e drammatico vivono le nostre “signore” vediamo come.
Amalasunta, figlia di Teodorico re degli Ostrogoti e signore d’Italia, alla morte del padre nel 526 diventa reggente del regno in nome di suo figlio Atalarico, troppo piccolo per governare. Ma nella società dei Goti una donna da sola non può tenere il regno, la regina è vedova e a quel punto associa al trono un suo cugino Teodato che governa la Tuscia ( l’attuale toscana) verso il 534, poco dopo questo la fa imprigionare sull’isola di Martana nel lago di Bolsena dove verrà assassinata l’anno seguente (535). È il pretesto che permette a Giustiniano imperatore a Costantinopoli di invadere la penisola, non va dimenticato che formalmente l’Italia fa parte dell’impero bizantino. Nello stesso anno si scatenerà una guerra devastante prima sotto il generale Belisario inviato da Giustiniano e poi sotto il comando di Narsete che nel 553 riporterà (per poco!) La penisola alle dipendenze di Costantinopoli.
Rosmunda moglie del re dei Longobardi Alboino, arriva in Italia con il marito che nel 568 guida il popolo alla conquista della penisola, l’unione dei due è macchiata dal doloroso affronto cui Alboino costringe la consorte. L’episodio narrato da Paolo Diacono nella sua Historia Langobardorum, riporta che Alboino aveva sconfitto e ucciso Cunimondo re del popolo dei Gepidi e aveva sposato sua figlia Rosmunda, ad un banchetto il re Longobardo invita la moglie a brindare bevendo nel cranio di suo padre trasformato in coppa. La regina decide di vendicare l’affronto alla prima occasione e divenuta l’amante di uno del seguito del re, di nome Elmechis, lo convince ad uccidere Alboino. Una notte mette in atto l’inganno e con l’aiuto dell’amante assassina Alboino. Dopo di che i due uccisori scappano verso Ravenna che è possedimento bizantino, ma in quella città, forse dietro istigazione del governatore bizantino, I due si uccidono a vicenda ( sembra con il veleno).
Teodora, forse la più nota fra tutte le nostre eroine, è la moglie di Giustiniano imperatore dell’impero romano d’oriente, dal 527 al 548 anno della morte, la donna più potente di tutto l’impero, forse del mondo. Imperatrice, si badi non solo consorte, ma imperatrice di Costantinopoli. Giustiniano la chiamerà sempre ” la nostra supremamente pia consorte”. Teodora avrà un ruolo di primo piano a fianco dell’imperatore, quale sua consigliera. Eppure questa donna viene da una famiglia di umilissime origini, il padre è stato guardiano degli animali all’ippodromo della città, lei stessa e le sorelle sono state ballerine e “intrattenitrici” nei teatri di Costantinopoli, il cronista Procopio di Cesarea, che non è tenero con la giovane Teodora la chiama Teodora del postribolo. Insomma pare certo che in gioventù fosse una prostituta.
Ma ad un certo punto finisce ad Alessandria in Egitto dove entra in contatto con il patriarca della città che la converte alla fede cristiana monofisita, alla quale rimarrà fedele sempre. A quel punto cambia vita, ritorna a Costantinopoli e non sappiamo come conosce il futuro imperatore Giustiniano. I due si innamorano e dopo non poche vicissitudini si sposano, nel 527 alla morte dell’imperatore Giustino I, Giustiniano viene eletto al trono. Comincia l’epopea di Teodora che dal postribolo assurge al palazzo imperiale e resterà fedele al suo ruolo e a Giustiniano fino alla morte nel 548 all’età di 50 anni, fra l’altro pare che l’imperatore dopo la sua morte cada in una sorta di depressione dalla quale non si riavra’ più.
Teodolinda, la più nota fra le regine dei Longobardi anche se lei di origine è tedesca, precisamente bavarese, all’epoca però si dice Bavara, è figlia del duca Garibaldo ed è cattolica, particolare di non poco conto in quell’epoca e fra i barbari. Comunque accade che per motivi di alleanze viene chiesta in sposa dal re Longobardo Autari, il quale in barba al protocollo decide di conoscerla di persona prima della cerimonia.
Perciò si reca in incognito alla corte dei bavari con altri suoi dignitari e chiede di vedere la futura sua regina, viene accontentato e alla presenza della bella Teodolinda di nascosto le sfiora una mano, cosa inaudita in quell’ambiente. La principessa che tonta non è, capisce che un gesto tanto audace solo il promesso sposo poteva permetterselo e siccome sembra che Autari sia un aitante guerriero nordico, la ragazza non disdegna. Comunque il 15 maggio 589 i due convolano a nozze in Italia.
Ma ecco il colpo di scena da romanzo rosa. Alla cerimonia è presente un altro baldo rappresentante dell’aristocrazia longobarda, il Duca di Torino Agilulfo che ha adocchiato la neo regina e al quale viene predetto che un giorno sarà sua. Sta di fatto che l’anno successivo Autari muore, forse assassinato, il che non è una rarità fra i Longobardi.
Cosa inedita, la nobiltà concede il privilegio alla regina di scegliere il nuovo re (e consorte). Bene, Teodolinda convoca in assemblea i duchi del regno e mentre questi la omaggiano con il baciamano, lei rivolgendosi ad Agilulfo lo invita a non baciarle la mano ma la bocca palesando la sua scelta.
Anche questa scena da film melenso in realtà è riportata nella Historia Langobardorum di P. Diacono.
Il regno di Teodolinda dura fino al 627 anno della morte, più di quello del marito che scompare prima. Ed è un regno di relativa stabilità e progresso per i Longobardi, una delle opere più importanti di Teodolinda è l’aver contribuito alla conversione del suo popolo in parte pagano e in parte ariano, al cattolicesimo grazie anche al rapporto amichevole con Papa Gregorio Magno, uno dei più grandi della chiesa.
Il principe Adaloaldo, suo figlio sarà il primo Longobardo cattolico battezzato.

Un improbabile ritratto di epoca medievale della regina Amalasunta
(Immagine da Wikipedia)