Una lettura più “puntuale” dall’ultima edizione de l’Avanti
di Raffaele Panico
Avanti! giornale del Partito Socialista, Simona Martini scrive un mercoledì del 30 dicembre 1925 – Apostolato di donna. La difesa delle lavoratrici”: “Chi fra noi sente il culto delle memorie e la religione dell’esempio non potrà mai cancellare il ricordo di Anna Kuliscioff… La fulgida fiamma dopo un lungo incerto oscillare si è spenta per sempre […] vive eterna, fra le nostre plebi che amò alle quali fece il dono molteplice della sua libertà, della sua giovinezza, della sua salute. Visse tra gli sfruttati ai quali portò, prima tra i primi, la parola di redenzione. Non alla vicenda delle nostre anime moriture è dunque legato il suo spirito ma alla più grande ed universale vicenda del socialismo”.
Nella pagina in apertura viene ricordata: “Rispondeva in un italiano dall’accento straniero. Ella era venuta infatti da lontano, dalla Russia degli zar… Apparteneva a quella schiera di eroine, che il suolo russo espresse in sì gran numero, che erano vivide luci nella tenebrosa Russia zarista, che saranno sempre onore del genere umano”. Nell’articolo di fondo “Una figura e una vita eroica” un ricordo vivissimo la ricorda nell’aula di tribunale a Firenze dopo l’arresto e il processo nel novembre del 1879: Anna – “sedeva davanti ai giudici popolari, in mezzo a un numeroso gruppo di internazionalisti italiani, una bionda fanciulla, di una bellezza straordinaria, con un volto fine e dolce, che stava in istridente contrasto col triste ambiente. Tredici mesi di carcere preventivo”. L’accusa? Preparazione di moti insurrezionale. Venne assolta il 6 gennaio del 1880 con un primo provvedimento di espulsione. Alcuni mesi libera e venne di nuovo arrestata. Diversi mesi di detenzione, di nuovo prosciolta e di nuovo espulsa. Nei mesi successivi si porta a Lugano. La data di nascita è molto incerta, oscilla nientemeno tra il 1853 al 1857. Si è certi che Anna nasce Anja Rosenstejn. Arrivata a Zurigo si iscrive ai corsi di filosofia nel 1871-72 e poi al Politecnico 1872-74. Le università svizzere in Europa sono state le prime ad ammettere donne ai corsi di laurea.
Per le autorità svizzere Anna Moiseevna Rozenštejn nasce nel 1855 in Crimea da una famiglia ebrea e si trasferisce nel 1871 a Zurigo giusto per seguire i corsi universitari. Tornata in Svizzera nel 1877, cambia il suo cognome in Kuliscioff, nome che in Russia portavano solo i servi della gleba, famiglie di schiavi, un nome comune ai manovali e braccianti al fine di non essere rintracciata all’anagrafe dalla polizia segreta zarista. In Russia era stata richiamata a forza con un compagno di lotta un russo che era diventato suo marito. In patria Anna continua l’impegno sociale per le plebi e si unisce ad un gruppo di anarchici populisti vicini a Bakunin.
Dalle pagine de l’Avanti invece leggiamo: “Nata il 9 gennaio 1857 a Moskaja nel governatorato di Kherson (Ucraina) da famiglia agiata – il padre era un magistrato – la giovane Anna fece, per così dire, la carriera rivoluzionaria di innumerevoli ragazze russe. Cominciò a cospirare sui banchi della scuola”.
Anja cambiato il nome in Anna Kuliscioff, convive con Andrea Costa e tra fughe, congressi e permanenze in carcere riescono a convivere ad Imola, la città natale di Andrea dove è condannato al soggiorno obbligato. Anna ha una figlia da Andrea e poi, tra viaggi e varie situazioni con la bambina con sé riuscirà infine a laurearsi come medico e a specializzarsi in ginecologia a Napoli. Anna si stabilisce poi a Milano e sta con Filippo Turati e con la figlia Andreina avuta da Andrea. Inizia così una nuova fase della vita. Intraprende la professione privata come “dottora dei poveri”. Nel 1891 Turati e la Kuliscioff hanno assunto insieme la direzione della rivista Critica sociale e, nel 1892, nasce il Partito dei lavoratori, poi Partito socialista.
Il suo funerale il 30 dicembre del 1925 fu tra le ultime manifestazioni politiche socialiste prima dell’avvento del fascismo.