Garanzia, sicurezza, trasparenza per il mantenimento della democrazia
Raffaele Panico
La guerra è ora un tema quotidiano, chi se lo aspettava? Eppure nell’“ambiente storico e militare” è importante anche in tempo di pace, quanto il respiro dell’aria. Per agire con intelligenza, per riuscire ad avere la meglio sulla forza esterna. È un tema che fino al 2019 era “bendato” all’opinione pubblica, intanto si esportava la democrazia a suon di bombe. Qualcosa è cambiato in tema di previsioni. A 80 anni dalla caduta di Berlino nazista nel maggio 1945 quella che vediamo oggi è una guerra convenzionale ed ibrida allo stesso tempo.
Per la dottrina militare della Roma antica si doveva capire il “DENA”, un acronimo per Dislocazione/Disposizione, Entità, Natura e Atteggiamento. Dove si trova il nemico e come si dispone, è numeroso? Quanto è organizzato e quali atteggiamenti mostra? È pacifico e poi può essere molto agguerrito?
Roma e Cartagine stipularono una sorta di alleanza per quasi 2 secoli in funzione di contenimento dei greci e degli etruschi. Poi 3 guerre di annientamento totale per quasi 120 anni. Durante la Seconda guerra punica in Italia dopo le sconfitte subite dai suoi eserciti Roma adottò una tattica di attesa, non sfidare in campo aperto Annibale, ma tormentarlo con brevi e repentini attacchi del console Marcello e, temporeggiando, come Fabio Massimo, aspettando tempi più propizi con la guerriglia, una tattica sul campo, al posto della strategia e grandi manovre. Di questi tempi più che la Politica, fin da subito auto-aggredita dall’Antipolitica, possono agire le strutture sovranazionali dell’Intelligence, in italiano non traducibile. È il servizio di raccolta informazioni e analisi indirizzate alla protezione, direttive e dati sensibili utili alla tutela della sicurezza nazionale di uno Stato, al fine della prevenzione di attività destabilizzanti, di qualsiasi provenienza e natura.
È una esigenza che nasce già con le società antiche, organizzate in strutture sociali sempre più complesse. Era, ed è il bisogno di conoscere ed anticipare i movimenti tanto dei nemici quanto, talvolta, degli amici. È una proiezione vitale del futuro che angoscia da sempre il pensiero dell’uomo. Vuoi vivere, dunque devi poter decidere! È così da sempre. E l’Intelligence accompagna lo sviluppo della collettività, sin dai suoi primi passi nella storia, fino a divenire, in particolare negli ultimi mesi, oggetto di sempre maggiore attenzione da parte dell’opinionista di accadimenti di enorme portata. E pochi si sanno muovere nell’alveo della geopolitica e dell’alta finanza dopo oltre 30 anni di globalismo e globalizzazione. Pertanto appare solo una confusa e parziale conoscenza alla società e, peggio ancora, il “politico” ci prova ad essere il decisore della cosa pubblica, più volte finisce in vicoli ciechi. Non “azzeccano” una previsione! Questa è la finalità dell’Intelligence, al servizio della Res publica (cosa pubblica) o dello Stato che è persino oramai da tempo mal visto dall’opinione pubblica. Allo Stato spetta la difesa dalle minacce esterne, dalle diverse forme di terrorismo e ingerenze da forze straniere degli altri Stati. L’ordine pubblico è una questione di educazione e legalità ed è il campo del cosiddetto “giornalismo investigativo” e/o di cronaca. L’Intelligence invece è la lunga durata, ha fasi organizzative ed esecutive considerevoli, deve articolare l’attività informativa secondo il metodo scientifico, o proprio dello storico per individuare e valutare, con maggiore precisione un determinato fenomeno nella sua complessità e ventaglio di attese/risposte.