La cronaca recente ci restituisce un quadro sempre più preoccupante: la violenza giovanile, un fenomeno che si manifesta in forme diverse – dal bullismo online alle risse di strada, dalle aggressioni verbali a quelle fisiche – sta assumendo dimensioni allarmanti. Non si tratta più di episodi isolati, ma di un disagio profondo che attraversa le nostre città e le nostre scuole, lasciando cicatrici non solo sulle vittime, ma anche sull’intero tessuto sociale.
Le cause di questa escalation sono molteplici e interconnesse. Fattori sociali come la disoccupazione giovanile, la povertà e l’esclusione sociale possono generare frustrazione e rabbia, spingendo alcuni ragazzi verso comportamenti devianti. A questo si aggiunge spesso un contesto familiare fragile o assente, dove mancano punti di riferimento educativi e affettivi. Non si può sottovalutare l’influenza dei media e dei social network. La costante esposizione a contenuti violenti, la banalizzazione di certi atteggiamenti e la ricerca spasmodica di visibilità e approvazione online possono distorcere la percezione del reale e incentivare comportamenti aggressivi. La pressione del gruppo, la paura di essere esclusi o derisi, e la ricerca di un’identità in un mondo sempre più liquido, contribuiscono a creare un terreno fertile per l’emulazione di modelli negativi.
Un altro elemento cruciale è la carenza di spazi e opportunità per i giovani. La mancanza di centri di aggregazione sani, di attività sportive e culturali accessibili a tutti, e di percorsi educativi che vadano oltre la mera trasmissione di nozioni, lascia spesso un vuoto che viene colmato dalla noia e, in alcuni casi, dalla deriva verso comportamenti a rischio.
Affrontare la violenza giovanile richiede un approccio multifattoriale e un impegno sinergico da parte di tutte le componenti della società: istituzioni, famiglie, scuole, associazioni e media. Non esistono soluzioni rapide, ma percorsi di lungo termine basati sulla prevenzione, sull’educazione e sulla riabilitazione.
– Investire sulla prevenzione e l’educazione:
-Scuola al centro. la scuola deve tornare a essere un luogo di crescita integrale, non solo accademica. Implementare programmi di educazione alla cittadinanza attiva, all’intelligenza emotiva, alla risoluzione non violenta dei conflitti fin dalle scuole primarie è fondamentale
-Supporto alle famiglie. Offrire percorsi di sostegno alla genitorialità, consulenze psicologiche e momenti di confronto per affrontare le sfide educative odierne.
-Campagne di sensibilizzazione: promuovere campagne mirate sui rischi della violenza (fisica e online), sull’importanza del rispetto e dell’empatia, coinvolgendo testimonial positivi e influencer responsabili.
Creare opportunità e spazi di aggregazione sani:
-Centri giovanili e associazionismo: finanziare e incentivare la nascita di centri di aggregazione giovanile, oratori, e Associazioni che offrano attività sportive, culturali, artistiche e di volontariato. Questi spazi sono cruciali per offrire alternative alla strada e per sviluppare relazioni positive.
-Sport come strumento educativo: valorizzare il ruolo dello sport come veicolo di valori quali disciplina, rispetto delle regole, gioco di squadra e sana competizione.
-Rafforzare la Rete Sociale e i Servizi:
Lavoro di rete tra Istituzioni. Coordinare l’azione delle forze dell’ordine, dei servizi sociali, delle ASL e delle scuole per intercettare precocemente i segnali di disagio e intervenire tempestivamente.
Recupero e Reinserimento: non solo repressione, ma anche percorsi di recupero e reinserimento per i giovani che hanno commesso reati. Progetti di giustizia riparativa e lavori socialmente utili possono favorire la consapevolezza degli errori e la riabilitazione.
Promuovere l’uso consapevole dei media:
Educazione digitale: insegnare ai giovani (e ai loro genitori) l’uso critico e consapevole dei social network e di internet, mettendo in guardia dai pericoli della disinformazione, del cyberbullismo e dei contenuti violenti.
Responsabilità dei Media: chiedere ai media una maggiore responsabilità nella narrazione della violenza, evitando la spettacolarizzazione e promuovendo modelli positivi.
La violenza giovanile è un sintomo di un malessere più ampio. Affrontarla significa investire nel futuro dei nostri ragazzi e, di conseguenza, nel futuro della nostra società. È un appello all’azione che non può più essere ignorato, un impegno collettivo per costruire un ambiente in cui ogni giovane possa crescere sereno, sicuro e con piene opportunità di realizzazione.
Eduardo Saturno