Nella lingua giapponese esiste un’espressione tanto semplice quanto densa di significato: shikata ga nai, letteralmente “non si può fare nulla”. Ma ridurla a una rassegnazione passiva sarebbe un errore. È un concetto che racchiude una visione collettiva dell’esistenza, un modo di rapportarsi all’inevitabile con dignità e compostezza.
L’origine di questa filosofia affonda nelle radici dello stoicismo orientale e nel pensiero buddista. In un Paese segnato da terremoti, eruzioni vulcaniche, carestie e guerre, imparare ad accettare ciò che non si può controllare è stato per secoli un atto di sopravvivenza. Shikata ga nai diventa così una forma di resilienza culturale, un codice di comportamento che permette di mantenere la calma anche di fronte alla distruzione.
Dopo la Seconda guerra mondiale, questa espressione divenne simbolo del modo in cui il popolo giapponese affrontò la tragedia di Hiroshima e Nagasaki. Non come rassegnazione, ma come ripartenza. Un atteggiamento che portò alla ricostruzione di un Paese intero, alimentato dalla disciplina e da un senso collettivo di responsabilità. “Fare il proprio dovere, anche quando il destino è avverso”: questo è, in fondo, il cuore di shikata ga nai.
Oggi il concetto mantiene una duplice natura. Da un lato, è un balsamo nelle crisi personali e nazionali; dall’altro, alcuni critici lo vedono come un rischio di immobilismo sociale, un freno al cambiamento. In un Giappone moderno attraversato da crisi demografiche e disuguaglianze crescenti, la domanda resta aperta: fino a che punto accettare l’inevitabile significa saggezza, e quando diventa invece complicità con l’ingiustizia?
Fuori dai confini giapponesi, shikata ga nai può forse insegnare qualcosa anche alle società occidentali, spesso dominate da un’ossessione per il controllo e l’efficienza. Accettare che esistano eventi incontrollabili non significa arrendersi, ma riconoscere i limiti umani e ripartire da essi con lucidità e rispetto. È un invito alla calma in un mondo che corre — e forse, proprio per questo, un insegnamento di straordinaria attualità.
Eduardo Saturno





