Il biogas per il territorio. Criteri per una produzione sostenibile, il convegno tenutosi IIS San Benedetto B.go Piave

Vi proponiamo il resoconto del Convegno “Il biogas per il territorio. Criteri per una produzione sostenibile” IIS San Benedetto B.go Piave – Latina  organizzato dal Circolo Arcobaleno Legambiente Volontariato

Si è svolto il 15 maggio 2013, presso l’Istituto agrario “San Benedetto” di Latina il convegno “Il biogas per il territorio. Criteri per una produzione sostenibile” organizzato dal Circolo Arcobaleno Legambiente di Latina con la collaborazione delle associazioni Chimica Verde, Rete delle fattorie sociali e l’azienda Esco Lazio. Il convegno, promosso da Legambiente nell’ambito del progetto “Latina Direzione Kyoto” finanziato dalla Regione Lazio, ha visto la partecipazione di ricercatori e docenti universitari oltre a rappresentanti delle associazioni di categoria e del settore agro-energetico ed, ovviamente, esponenti nazionali di Legambiente. L’incontro è stato organizzato per offrire ai cittadini pontini un’occasione di confronto e dibattito sul tema ormai fortemente discusso del biogas e più in generale delle biomasse. Il territorio della Provincia di Latina, infatti, per la sua storica vocazione agricola sta vedendo svilupparsi, come già avvenuto in precedenza in altri territori (Emilia Romagna, Lombardia), la tecnologia del biogas agricolo quale fonte di energia rinnovabile da impiegare per sostenere la domanda energetica del nostro sistema produttivo e sociale ancora ampiamente dipendente dalle fonti fossili. Come afferma Alessandro Loreti, presidente del Circolo “l’opinione di Legambiente Latina” che per anni si è battuta contro il nucleare impegnandosi in prima persona assieme agli altri circoli Legambiente della Provincia nella campagna referendaria che ha scongiurato nel giugno del 2011 il ritorno del nucleare in Italia, “è che sia necessario che si sviluppi un sistema energetico basato sulle fonti di energia rinnovabile compatibili con il territorio ed il biogas agricolo può essere un’interessante opportunità per rilanciare il settore agro-forestale e zootecnico pontino”. A condividere questa impostazione anche l’Assessore all’ambiente della Provincia di Latina, Gerardo Stefanelli, che nel suo intervento di saluto al convegno, ha sottolineato l’importanza di promuovere incontri come questo per diffondere la conoscenza della tecnologia e superare le paure che si sono diffuse tra i cittadini della provincia pontina in merito alla presentazione di progetti di questa natura ed ha ringraziato Legambiente per aver svolto questo ruolo. La Provincia di Latina è stata committente negli anni precedenti di uno studio commissionato all’Università La Sapienza per la stesura del Piano Energetico Provinciale. A curare lo studio il docente del Polo Pontino della Facoltà di ingegneria ambientale dell’ateneo romano, l’ing. Alessandro Corsini che, intervenuto tra i relatori del convegno, ha messo in evidenza il potenziale di sviluppo della produzione di biogas da sottoprodotti agricoli e zootecnici nella Provincia di Latina. In apertura del convegno è intervenuto per Legambiente Beppe Croce, responsabile agricoltura dell’associazione che ha di recente pubblicato un position paper sul tema. Nel suo intervento Croce ha ricordato l’importanza di promuovere le energie rinnovabile per conseguire gli obiettivi fissati in sede europea per la riduzione dell’emissione in atmosfera di gas climalteranti ricordando come il biogas possa essere un ottimo alleato per il raggiungimento di questo obiettivo soprattutto per il potenziale che ha in termini di produzione di biometano da impiegare anche nel settore dei trasporti. A tal proposito Croce ha ricordato le esperienze avviate ormai da alcuni anni in Germania su questo fronte. E’ seguita, dunque, l’esposizione di Donato Rotundo direttore area ambiente ed energia di Confagricoltura che ha testimoniato grande interesse del mondo agricolo per il biogas e la strategicità che questa tecnologia ha per lo sviluppo del paese. “Negli ultimi 3 anni si sono realizzati in Italia investiti nel biogas agricolo per oltre 3 miliardi di euro” coinvolgendo in gran parte maestranze e tecnologie italiane determinando una produzione energetica di 60GWh annui. Rotundo ha, inoltre, ricordato che le regole proposte per la politica agricola comunitaria PAC 2014-2020 indicano la necessità che l’agricoltura si orienti verso la promozione delle energie rinnovabili e la riduzione del proprio impatto in termini di emissioni di gas serra. Si tenga inoltre presente, ha affermato Rotundo che “la superficie agricola totale è scesa dal 1990 al 2010 da 22,7 milioni di ettari a 17,27 mentre quella utilizzata da 15 milioni di ettari a 12,88. Ciò è avvenuto per l’abbandono di attività agricole e per il consumo di suolo per lo sviluppo degli insediamenti e delle infrastrutture. Questi numeri evidenziano che, senza intaccare la priorità delle produzioni agroalimentari, c’è ampio spazio per lo sviluppo di fonti rinnovabili in vaste aree ormai non più coltivate e che occorre favorire il mantenimento e il ritorno ad attività agricole, e il reddito da esse prodotto”. Marco Di Stefano della Rete delle fattorie sociali, che ha portato al convegno un nutrito gruppo di ragazzi diversamente abili impiegati nella fattoria sociale da lui condotta nel Comune di Pontinia (LT), ha ricordato come nel 2011 in sede di Commissione agricoltura della Camera dei Deputati in occasione dell’audizione per la preparazione della legge sull’agricoltura sociale il biogas sia stato indicato come un “attività da favorire per consentire nuove e più ampie possibilità di lavoro per i lavoratori disabili e per le categorie svantaggiate” ed ha messo in evidenza la necessità di porre un freno all’inesorabile declino che invece sta soffrendo il settore zootecnico nella provincia pontina con una riduzione in vent’anni di più del 43% dei capi bovini allevati (da 81.350 a 46.125) e di come mentre il prezzo del latte vaccino sia aumentato del 14% il costo del gasolio sia aumentato del 192%. Lo sviluppo del biogas in agricoltura va quindi visto anche in chiave economica ed occupazionale visto che di “ogni 1.000.000 di euro fatturato” in biogas “ne resta sul territorio l’80% come risorsa economica e sociale”. Sono intervenuti quindi Sandro Scollato per AzzeroCo2, azienda creata assieme a Legambiente per promuovere lo sviluppo sostenibile e le energie rinnovabili, che ha sottolineato l’importanza di promuovere attraverso iniziative diffuse sul territorio la cultura della sostenibilità ambientale e la Dirigente del settore ambiente della provincia di Latina, la Dott.ssa Nicoletta Valle, che ha fatto una panoramica della normativa di riferimento per l’autorizzazione degli impianti con particolare riguardo all’autorizzazione unica cui sono soggetti gli impianti con capacità di potenza superiore al MW di potenza elettrica o che “ricadrebbero nei casi di procedura semplificata (SCIA o DIA) ma per i quali sia richiesta la dichiarazione di pubblica utilità”.

Maurizio Petruccioli docente e ricercatore del Dipartimento per la innovazione nei sistemi biologici, agroalimentari e forestali dell’Università della Tuscia ha, invece, approfondito gli aspetti igienico-sanitari della digestione anaerobica ricordando che questa tecnologia è già da tempo in uso per l’igienizzazione dei reflui e dei fanghi di depurazione. Il Prof. Petruccioli ha messo in evidenza l’effetto sanitizzante del trattamemto anaerobico soprattutto rispetto alla presenza di patogeni enterici nelle matrici organiche impiegate nel processo di produzione di biogas. Per quel che concerne gli agenti di natura sporigena, in particolare clostridi, Petruccioli ha spiegato che “la loro presenza nel digestato dipende dalla loro concentrazione nella materia prima (es. insilati o reflui) e dalle condizioni del processo. Numerosi studi riportano concentrazioni molto basse di clostridi e, inoltre, spesso si tratta di clostridi ambientali non riconducibili a ceppi patogeni”. Esistono in oltre particolari parametri che ne riducono la presenza. Tra questi l’alta efficienza degli impianti di produrre biogas. L’uso di appropriati inoculi in fase di avvio del processo ed il trattamento successivo del digestato (compostaggio della frazione solida e trattamento aerobico della parte liquida) contribuiscono alla minimizzazione del rischio di proliferazione di clostridi.

E’ seguito l’intervento dell’Ing. Andrea Schievano ricercatore del gruppo Ricicla dell’Università degli Studi di Milano che ha approfondito il tema dell’uso agronomico del “digestato”, il sottoprodotto della digestione anaerobica. Schievano ha brillantemente dimostrato l’importanza di applicare la digestione anaerobica per il pretrattamento delle matrici organiche destinate allo spandimento sui terreni. Questo per migliorarne l’efficacia e per ridurne gli impatti ambientali i termini di riduzioni di emissioni in atmosfera e di pressione ammoniacale sul suolo. Il gruppo Ricicla sta conducendo importanti ricerche in questo settore per favorire il corretto uso del digestato, vero e proprio “fertilizzante rinnovabile” da sostituire ai fertilizzanti chimici.

Nel convegno è stato dato anche spazio all’esperienza della Agri Power Plus la prima azienda ad aver realizzato nel territorio pontino un impianto a biogas. L’ing. Salvatore La Valle, AD di AgriPower, ha raccontato la sua storia di cittadino originario di Latina che dopo essere stato tanti anni all’estero ha pensato di promuovere sul suo territorio di origine una tecnologia che aveva visto impiegare con successo in altre realtà europee. L’impianto gestito dalla Società agricola Agri Power Plus è sito a Latina in località Borgo Bainsizza, collocato affianco alla serre di un’azienda florovivaistica. L’impianto di potenza complessiva di 1 MW è in funzione dall’ottobre 2011 ed è alimentato con trinciati di mais, triticale, liquami bovini e sottoprodotti agro-industriali. Annualmente cede alla rete nazionale circa 7.500.000,00 kWhe/anno coprendo il fabbisogno energetico annuo di circa 1.200 famiglie. L’impianto, inoltre, cede all’azienda florovivaistica l’energia termica cogenerata per il riscaldamento di 7 ha circa per un totale di 4.500.000,00 kWht/anno. Ciò ha permesso lo spegnimento di metà delle caldaie a BTZ prima di allora utilizzate per il loro riscaldamento. Pur essendo alimentato per la maggior parte da colture dedicate, il mais prodotto viene coltivato senza interferire sul ciclo di produzione alimentare su 230 ha di terreno che era rimasto per tanto tempo incolto che si trova ad una distanza di 30 Km dall’impianto biogas. Di recente sono stati messi a coltura altri 150 ha di terreno distanti a meno di 9 km dallo stesso. L’Azienda ha, inoltre, iniziato ad impiegare sistemi di irrigazione a goccia per le coltivazioni di mais. Fin dalle primissime fasi di progettazione e poi in quelle di esercizio l’Azienda, partecipata da Esco Lazio, ha cercato e messo in opera una fitta rete di interlocuzione con la popolazione residente invitando i cittadini a degli “open day” in cui poter visitare i loro impianti e toccare con mano la loro realtà aziendale.

Proprio sul tema del rapporto con i cittadini è intervenuta la Dott.ssa Sofia Mannelli dell’associazione Chimica Verde bionet, associazione nata per promuovere e sviluppare, secondo criteri ecologici, la ricerca e l’applicazione industriale e commerciale di materie prime di origine vegetale. L’associazione che è senza fini di lucro persegue finalità di ricerca, trasferimento tecnologico e scientifico, divulgazione e applicazione delle innovazioni. La Dott.ssa Mannelli, che è stata consigliere del Ministro dell’Ambiente Clini, dopo aver evidenziato che l’attuale normativa dovuta al DM 6 luglio 2012 non consente più l’incentivazione di impianti superiori ai 600KW che utilizzino principalmente colture dedicate, ha voluto parlare dell’esperienza diretta da lei fatta nel comune in provincia di Siena di Buonconvento, il cui territorio è stato dichiarato dall’Unesco patrimonio da salvaguardare. L’anno scorso in questo comune toscano di 1100 abitanti, a seguito della presentazione alcuni progetti di impianti a biogas, si è dato vita ad una interessante esperienza di democrazia partecipativa in merito alla decisione o meno di consentire la costruzione di un impianto di produzione energetica. Ciò è stato possibile in virtù di una legge della Regione Toscana (LR 27 dicembre 2007, n. 69) che promuove la partecipazione dei cittadini alla elaborazione delle politiche di sviluppo regionali e locali. Il processo, che ha seguito un iter ben definito con tanto di organi di garanzia, al di là del risultato rappresenta, come detto anche dal vicepresidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani nell’intervento conclusivo, un esempio importante da promuovere in tutti i territori, auspicando che si adottino normative regionali indirizzate in questo senso. Mannelli ha riportato quindi un estratto del documento conclusivo della giuria popolare preposta alla decisione conclusiva che recita testualmente: “è necessario produrre energia rinnovabile al fine di sostituire quella fossile, poiché non si può “far pesare” su altri comuni o altre nazioni l’energia che consumiamo. La riflessione sul biogas può costituire occasione per invitare l’Amministrazione a produrre un bilancio energetico comunale e per educare i cittadini al risparmio dei consumi. Può essere anche occasione per avviare una mappatura dei fabbisogni del territorio e delle aziende agricole, al fine di capire se la realizzazione di piccoli impianti di biogas è necessaria per l’agricoltura”. Da qui l’importanza di Piani Energetici definiti a livello locale.

L’ultimo intervento tra i relatori previsti è stato quello di Piero Gattoni Presidente del Consorzio Italiano Biogas che ha ringraziato per l’ottima iniziativa realizzata dal Circolo Legambiente di Latina ed ha voluto mettere l’accento sul fatto che dietro ai progetti di impianti a biogas, diversamente da quanto si sente affermare in giro, ci siano imprenditori, per lo più agricoltori ed allevatori, onesti e non speculatori a caccia di profitti. Che gli investimenti vengono fatti assumendosene completamente il rischio di impresa e in un ottica di valorizzazione dell’attività per cui sono a servizio gli impianti: l’agricoltura e la zootecnia.

Prima delle conclusioni di Stefano Ciafani, nonostante il significativo slittamento dell’orario di chiusura del convegno, c’è stato anche spazio per un paio di interventi dal pubblico di cui in particolare quello dell’attivista ambientale e giornalista pontino Roberto Lessio, che ha messo in guardia su quei progetti che si stanno diffondendo legati soprattutto al biogas da discarica e da rifiuti che vedono impegnati soggetti non trasparenti e puliti, e sui quali sarà necessario concentrare l’attenzione dei cittadini.

Per finire, Stefano Ciafani ha raccolto le fila del ragionamento condotto fino a quel momento, ricordando come sul tema Legambiente abbia avuto cura di approfondirne i vari aspetti per poi promuovere e diffondere il proprio position paper dal titolo, appunto “Biogas: criteri di una produzione sostenibile”, è che sta avendo ampia diffusione anche grazie alle iniziative ed ai convegni che si stanno organizzando in tutto il territorio nazionale e di cui il convegno di Latina arriva dopo solo il convegno del 6 aprile a Bastia Umbra (PG) nel corso di AgriUmbria e dell’incontro-dibattito promosso da Legambiente Campania assieme al Movimento Rete Libera a Sarno (SA), per discutere delle problematiche dell’impianto recentemente sequestrato nella località cilentina dal NOE di Salerno per via di inadempienze amministrative, e che si è svolto una decina di giorni prima del convegno pontino. Ciafani ha auspicato che incontri come quello del 15 maggio presso l’Istituto Agrario di Latina diventino la buona prassi da diffondere sul territorio nazionale e che queste esperienze vengano supportate da una adeguata normativa che consenta e promuova la partecipazione ed il coinvolgimento dei cittadini su queste tematiche così cruciali per le comunità e per lo sviluppo economico ed ambientale dei territori.