Toccante l’incontro con la scrittrice Edith Bruck, sopravvissuta ai campi di sterminio, ad Anzio per la presentazione del Libro “Il Pane perduto”

Serata piena di emozioni quella di venerdì scorso al parco archeologico di Anzio. L’incontro per la presentazione del Libro “Il Pane perduto” della scrittrice e poetessa di origine ungherese,ma che vive a Roma, Edith Bruck vincitrice del Premio Strega Giovani 2021. La nota scrittrice invitata ad Anzio al Professor Tommaso Amato per una serata culturale organizzata dalla Pro Loco Città di Anzio, e accolta dal Sindaco di Anzio Candido De Angelis. La Bruck, una giovane di 90 anni, intervistata dal giornalista di Rainew24 Pierfrancesco Pensosi. Sopravvissuta ad Auschwitz e ad altri campi di sterminio tedeschi, scrittrice- 30 i libri scritti-, poetessa e regista. Nel corso dell’intervista Edith Bruck, non ha tralasciato i ricordare le sue origini umili, nacque infatti da una famiglia povera e fu deportata nella primavera del 1944 a tredici anni dal suo ghetto in Ungheria. Nei campi di sterminio ha perso tutta la sua famiglia tranne tre sorelle, una deportata con lei e le altre due che erano riuscite a sfuggire al rastrellamento.

A partire da quando era una bambina e già sapeva che l’essere ebrea significava non valere niente. Venerdì, al commosso pubblico che l’ascoltava, ha raccontato delle “luci nell’inferno” ossia degli episodi in cui soldati nazisti hanno mostrato pietà nei suoi confronti. Quando, appena arrivata ad Auschwitz, l’addetto allo smistamento, tra chi doveva essere mandato al forno crematorio e chi invece lasciato vivere per lavorare, l’ha spinta consapevolmente nella seconda fila, salvandola. Quando a Dachau un soldato nazista le diede un paio di guanti bucati. Quando un cuoco a cui aveva portato delle patate le chiese in tedesco “come ti chiami?” e lei rimase stupita, perché fino ad allora era stata solo un numero, non era degna di esistere.

Come dicevamo Edith Bruck è stata premiata per il suo romanzo Il pane perduto, edito da La nave di Teseo. Un racconto intenso, una testimonianza che tocca le corde dell’anima di chi lo legge, una storia molto dolorosa di chi, dopo il trauma dei campi di concentramento, ha dovuto lottare con tutte le sue forze anche per vivere, dopo averlo fatto per sopravvivere.