Nettuno. “Il carcere entra a scuola..la scuola entra in carcere” il progetto dell’ITIS Trafelli

Importante iniziativa oggi presso l’Itis Trafelli di Nettuno. “Il carcere entra a scuola.. la scuola entra in carcere” il titolo del progetto che ha come scopo di mostrare agli studenti il lato educativo delle carceri che possono rappresentare un punto di partenza per il riscatto nella società.

Qualificati gli ospiti chiamati a discutere dell’argomento: Padre Vittorio Trani cappellano da oltre 40 anni a Regina Coeli, Vincenzo Flore Ispettore della Polizia Penitenziaria a Regina Coeli. Ivana D’Amore vice presidente associazione Vol.A. Re., Commissario dott. Mambuca,  e Carlo Condorelli del Coordinamento nazionale delle associazioni volontariato. A fare gli onori di casa la Dirigente dott.ssa Sabrina Zottola.

“Noi viviamo intensamente questi momenti perché mantenere una relazione tra carcere e il territorio rappresenta un grande segno di speranza” ha detto Carlo Condorelli nell’introduzione.

“Sono da 45 anni a Regina Celi- ha spiegato padre Vittorio Trani- Sono invecchiato dietro le sbarre. Il carcere ogni giorno ti sbatte in faccia una realtà duratura che lascia dentro un grande disagio, ci si trova davanti al fiume pieno di miseria e contraddizioni simbolo della società italiana, da una parte ci sono i detenuti con i loro errori e il loro vissuto. Dall’altra c’è la macchina della giustizia. Nonostante tutto il  detenuto ha sempre la dignità di persona.”

Mentre Ivana D’Amore ha spiegato Il prezioso contributo dei volontari nella realtà carceraria. Nello specifico nel carcere di Velletri. “Non dobbiamo chiedere al detenuto che delitto ha commesso ma l’importante è ascoltare le loro storie e diventare per loro come un compagno di Cella, questo potrebbe sembrare un ruolo passivo ma non lo è affatto. Il volontario svolge un ruolo chiave per creare un clima più sereno”.

L’ispettore Vincenzo Flore ha affrontato le difficoltà in cui si trova la realtà carceraria vista dalla parte della Polizia penitenziaria: “Visto l’affollamento non sempre riusciamo a dare un posto al carcerato quando ce lo chiedono le forze dell’ordine. L’organico della polizia penitenziaria si va assottigliando di anno in anno. Abbiamo a Regina Celi il 50% di condannati, ma non siamo attrezzati a fare un vero trattamento penitenziario rieducativo”.

Interessanti anche le domande dei tanti studenti presenti che hanno interloquito con i relatori, interessati a capire una realtà spesso sconosciuta.