Mancavano due giorni alla Pasqua, l’attività didattica era sospesa e te eri a scuola come sempre. Sei passata dal nostro ufficio per raccontarci della Sicilia, di quanto fosse bella, di quanto quel viaggio ti avesse arricchita. Eri appena tornata da un corso di formazione nelle Eolie, gli occhi ti sorridevano. ‘L’isola e la sua gente sono un incanto, in Sicilia non si fa altro che mangiare – avevi scherzato – ma il pesce di Anzio non si batte’. Nessuno immaginava che sarebbe stato il tuo ultimo viaggio. Dopo due giorni sei finita in ospedale, per un male improvviso. Non capivamo cosa fosse successo, le notizie hanno iniziato a rincorrersi, non conoscevamo la gravità. La malattia ti ha portato via dopo un mese di ricovero, un mese interminabile, di domande senza risposte, di speranze, preghiere e disperazione. Ci siamo illusi fino alla fine che potessi riprenderti. Magari a settembre riesce a tornare, pensavamo, magari con il tempo la situazione migliora. Non è andata secondo i piani. Sulla tua scuola, quella che dirigevi da più di 20 anni con una passione fuori dal comune, è sceso il silenzio. Ai tuoi alunni hai dedicato un’intera vita, con la sensibilità e la serietà che si chiede ad un bravo dirigente. Attenta ai ragazzi più fragili, aperta ai cambiamenti. Quanto ci tenevi a non perdere il passo. Amavi la tua scuola. Amavi curarti, vestire bene, presentarti in un certo modo. Amavi l’arte e la pittura. Eri bella, giovane, brillante, a volte distante e riservata, a volte dolce e spigliata. ‘La Corso è una dura’, diceva chi non ti conosceva abbastanza. Anna Maria Corso era una colonna, un soldato, una donna che sapeva far funzionare le cose, anche a costo di sembrare severa. I ragazzi erano la sua priorità, offrire sempre un’opportunità la sua legge morale. Aveva ancora tanto da dare. Lavorare con lei, averla conosciuta, è stato un enorme privilegio.