In migliaia in piazza per ricordare Satnam e dire “basta schiavismo nelle campagne”

Bella e partecipata la manifestazione contro il caporalato che si è svolta ieri a Latina dopo la tragedia di Satnam Singh, il bracciante di 31 anni di origini indiane morto dopo essere stato abbandonato davanti casa, dal titolare dell’azienda, con il braccio amputato messo in una cassetta della frutta. Alla protesta della Flai Cgil, partita alle 17.00, hanno partecipato, circa 5mila persone, tra le quali centinaia di braccianti indiani.

“Di fronte alla disumanità e alla barbarie, non accettiamo che le tragedie diventino un’abitudine – ha dichiarato Giuseppe Massafra, segretario generale della Cgil Frosinone Latina – Non vogliamo che questi riflettori si spengano dopo il lutto. Siamo qui per Satnam Singh, una persona uccisa dalle persone per cui lavorava, buttato in strada senza un braccio, invece che essere portato in ospedale dove poteva essere salvato. Siamo qui per tutte quelle persone che vivono questo territorio da generazioni, sfruttati da una legge che si chiama Bossi-Fini”.

Sul palco hanno preso la parola tra gli altri: Hardeep Kaur, segretaria del Flai Cgil Frosinone-Latina, il sociologo Marco Omizzolo che da anni denuncia la piaga del caporalato, la sindaca di Latina Matilde Celentano, Giampiero Cioffredi di Libera

In piazza con i braccianti, la segretaria del Pd, Elly Schlein, Nicola Fratoianni di AVS, il segretario regionale del Pd Lazio, Daniele Leodori, la consigliera dem alla Pisana, Emanuela Droghei, l’eurodeputato di Avs, Ignazio Marino, e anche il consigliere Adriano Zuccalà del Movimento Cinque Stelle,  Alessio D’Amato di Azione, il PCI di Latina. Molte le associazioni presenti con i loro striscioni: l’Anpi, la Rete NoBavaglio, Emergency, Libera, Legambiente, Articolo21.

In serata il TgLa7 ha pubblicato in esclusiva un documento della Procura in cui si legge che Renzo Lovato, padre di Antonello Lovato, il trentasettenne che ha abbandonato il bracciante indiano Satnam Singh davanti casa dopo aver perso il braccio destro in un incidente sul lavoro nella sua azienda agricola, è indagato da cinque anni per reati di caporalato in un altro procedimento. Renzo Lovato è accusato, in concorso, di avere sottoposto “i lavoratori, almeno sei, a condizioni di sfruttamento e approfittando del loro stato di bisogno” corrispondendo una retribuzione inferiore a quella stabilita dal contratto nazionale. Inoltre, avrebbe violato la “normativa sull’orario di lavoro, sulla sicurezza e sull’igiene dei luoghi di lavoro”. La Procura gli contesta anche di avere sottoposto i lavoratori “a condizioni di lavoro e a situazioni alloggiative degradanti”. I fatti contestati si riferiscono ad un arco temporale che va dal novembre 2019 al maggio 2020.

Lovato è indagato assieme ad altre due persone responsabili di una cooperativa agricola. L’uomo, nei giorni scorsi, dopo l’incidente di Satnam Singh, aveva detto che quest’ultimo “ha commesso una leggerezza che ha fatto male a tutti”.