“A tutti i mali ci sono due rimedi: il tempo e il silenzio”
Alexandre Dumas con “Il conte di Montecristo”, a fine ottocento si è preso la briga di consegnarci un trattato di filosofia sotto mentite spoglie, perché invece di consegnarlo con le più articolate tesi e antitesi a cui i filosofi ci hanno abituato, ha scritto la storia di un uomo che per invidia viene isolato nel carcere di If e che grazie alla mano di Dio(o chiamatelo come meglio credete), viene salvato con lo scopo di vendicarsi.
Invidia e vendetta, i due grandi temi del Conte di Montecristo, ma non solo questo.
Partiamo dal principio, dal perché in una fredda mattina di Gennaio ho deciso di imbattermi in questo tomo da 1214 pagine: tutta colpa di una serie tv che somiglia molto al libro ma ahimè non ne coglie le sfumature pregiate che Dumas ha messo nero su bianco.
Potremmo dire che questo libro è l’antesignano delle serie tv che tanto ci appassionano, spesso i capitoli si aprono con una sorta di riassunto di due righe per permettere al lettore di ritrovarsi “nelle puntate precedenti”, il motivo è presto detto, all’epoca i romanzi venivano pubblicati a puntate, ma questo lo sapete già!
Ho amato ogni singola pagina, ho amato in modo assoluto Faria, numero 27, rinchiuso nel castello di If con Edmond, numero 34.
Faria racchiude l’essenza di Dio, della filosofia che si fa uomo per risalire dove l’anima sarà destinata a stare.
Faria è la guida, colui che cambierà il destino di Edmond, è il suo “what if”, è colui a cui ritorna per esprimere riconoscenza, perché affinché il percorso sia compiuto bisogna sempre ripassare per il passato, ma solo se quel percorso si sia compiuto con la più profonda consapevolezza.
Edmond Dantes, diventa il Conte di Montecristo, cambia pelle, si trasforma, affronta le sette fatiche di ercole, lo fa aiutato dalla “Provvidenza:Faria”, e lo fa perché capace di accogliere tutti i segnali che la vita gli invia.
Intelletto, tenacia, speranza, perseveranza, attesa.
La vendetta è un pasto che va assaporato freddo, non può essere fine a se stessa e anche quando non lo è, ciò che comporta è spesso(non oso dire sempre) fonte di dolore, per gli altri ma soprattutto per chi la compie.
Edmond ha la possibilità di rintracciare tutti i suoi detrattori ma anche chi lo ha amato, con i suoi nemici ha finemente compiuto la missione, con chi lo ha amato è stato capace di riconoscenza e benevolenza, anche con Mercedes, il grande e unico amore della sua vita.
Speravo in una scena d’amore carnale, ho ricevuto qualcosa di meglio, l’espressione dell’amore fatto di parole, silenzi, sguardi e la promessa che quell’amore mai si è sopito e mai si sopirà.
Il capitolo “Vendetta” è il mio preferito, chiaro, dritto, fino, astuto.
Potrei scriverne per giorni, ma le parole a mia disposizione sui social sono ristrette e dicono che il tempo d’attenzione stia diminuendo con gli anni.
Concludo suggerendovi la lettura di questo gioiello, un baluardo di pesi umani che fanno da contraltare alla filosofia divina.
Sono molte pagine, ma ci vuole attesa e speranza, come insegna Montecristo o Edmond!