HomeAttualitàIn poche parole, "la condanna" il libro di Walter Veltroni

In poche parole, “la condanna” il libro di Walter Veltroni

Il secondo volume della trilogia di Walter Veltroni è “La condanna” edito da Rizzoli.

Il senso delle cose lo si può comprendere solo attraverso un’apertura sociale, mettersi dunque a disposizione sia di una tesi che dell’antitesi.
Diventare speleologo, andare a rintracciare ogni notizia, non solo in termini cronistici, anche in termini animici e solo allora provare a tirare una linea.
Vestire i panni di Cerretta, direttore del carcere di Regina Coeli, durante il suo massacro nel 1944, non è stato facile, è stato un esercizio emotivo che mi ha suscitato commozione e inadeguatezza.
Veltroni ci mette il libro tra le mani, fatto e finito. Il suo, di esercizio emotivo, deve essere stato elevato alla potenza, tra la bibliografia e filmografia che ha saputo intercettare per arrivare alla sua visione.
Cerretta era un uomo probabilmente innocente, durante il processo a Caruso, il boia delle Fosse Ardeatine, all’interno del Palazzo di giustizia a Roma, viene letteralmente investito dalla folla, torturato, massacrato, privato di ogni facoltà di replica.
Reo, secondo la folla, di aver partecipato agli orrori del fascismo.
I grandi protagonisti del libro sono quindi la folla e l’ignavia.
Cerretta morirà dopo ore di agonia, dopo essere stato calpestato, gettato nel Tevere e nuovamente pestato. Morirà non per le torture, secondo l’autopsia ma per il plancton ingerito nel fiume, come a volerne sottolineare l’attaccamento alla vita.
Una sola mano tesa, quella di Angelo Salvatori che proverà ad aiutare Cerretta agonizzante.
Non è una storia inventata, è la storia vera di un Italia quasi liberata, un’Italia reduce dalla guerra, da via Rasella, dai nazisti e dal Duce. Uno Stivale ridotto a ferro e fuoco, arido, indispettito e povero, abituato all’obbedienza e a seguire un regime soffocante e violento.
La folla rispecchia la storia del paese, ma là dove c’è democrazia non può esserci terrore e massacro e Cerretta ammesso che fosse colpevole, avrebbe dovuto godere di un processo come Caruso e non della gogna popolare.

Dovremmo portare questa trilogia nelle scuole, sarebbe un regalo per il passato, per il presente e per le generazioni future.

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Claudia Mancini
Claudia Mancini
Collaboratrice cultura, già titolare di Levante caffè letterario

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