Rubrica settimanale a cura della maestra Giorgia Costanntini
Lettera
Cara Maestra Giorgia,
è trascorso ormai più di un mese dall’inizio della scuola primaria.
Mia figlia ha iniziato quest’anno la prima: i primi giorni la vedevo sorridere mentre si allontanava da me al cancello, e io mi sentivo serena.
Poi, dopo una quindicina di giorni, qualcosa è cambiato.
Ha iniziato a piangere. Fatica a staccarsi da me al momento del saluto.
Dalla finestra, la vedo continuare a piangere anche in classe.
Ho parlato con le maestre, che sono sempre molto comprensive e disponibili, e mi rassicurano: “Le passa dopo un po’…”.
Ma io vorrei capire come aiutarla davvero.
A casa c’è anche una sorellina di appena otto mesi… e sento tutta la fatica di dover conciliare i bisogni di entrambe.
Cosa posso fare? Come sostenerla? E come trovare il giusto equilibrio?
Grazie per i consigli che vorrai e saprai darmi.
Lettera firmata
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✏️ Risposta
Cara mamma,
ti ringrazio per questa lettera delicata, che racconta con autenticità una situazione molto frequente eppure poco raccontata: la fatica del distacco, che spesso non arriva subito, ma esplode quando tutto sembra andare bene.
Perché succede?
Perché i bambini hanno tempi emotivi tutti loro.
I primi giorni di scuola sono un vortice di emozioni: entusiasmo, novità, orgoglio. Ma poi… quando le cose si stabilizzano, quando la routine prende forma, la mancanza si fa sentire.
Non è un capriccio, è una reazione emotiva che dice: “Ce la sto mettendo tutta, ma mi manchi”.
È come se all’inizio il gioco fosse più forte della nostalgia, ma con il tempo i sentimenti trovano spazio per emergere.
E allora sì, il pianto può arrivare anche a distanza di settimane.
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Cosa puoi fare concretamente
1. Accogli, non minimizzare
Frasi come “Non devi piangere” o “Dai, sei grande!” rischiano di negare ciò che sta provando.
Meglio dire:
“Ti capisco. Anche a me manchi. Ma so che ce la farai.”
Valida l’emozione, ma trasmetti fiducia nella sua capacità di affrontarla.
2. Crea rituali del saluto
Un abbraccio speciale, una frase magica, un disegno messo nello zaino… piccoli gesti che rendono il distacco più dolce e prevedibile.
Anche un “fazzoletto dell’abbraccio” o una molletta “magica” nel taschino possono diventare ponti emotivi.
3. Parla con le maestre (come già fai!)
Mantenere un dialogo con chi la accoglie ogni giorno è fondamentale.
Sanno dirti se il pianto dura, se si placa, se gioca, se si inserisce.
Molti bambini piangono all’ingresso ma poi, piano piano, si rasserenano.
4. Tieni d’occhio il cambiamento in famiglia
L’arrivo di una sorellina è un evento meraviglioso, ma anche destabilizzante.
Può risvegliare bisogni regressivi (pianto, bisogno di attenzioni, gelosie).
Dedicare anche solo 15 minuti esclusivi ogni giorno solo a lei (senza sorellina, senza telefono), può fare miracoli.
5. Non avere fretta… ma mantieni il passo
Ogni bambino ha il suo tempo per ambientarsi. Alcuni impiegano giorni, altri mesi.
L’importante è non cedere alla tentazione di “saltare” la scuola nei giorni difficili.
Il messaggio dev’essere chiaro e rassicurante:
“Anche se piangi, anche se è difficile, io so che tu puoi farcela. E ogni giorno tornerò a prenderti.”
La continuità è parte della sicurezza emotiva.
❤️ Ricordiamoci che…
Un bambino che piange per andare a scuola non sta dicendo: “Non voglio imparare”.
Sta dicendo: “Ho bisogno di sentirmi ancora un po’ al sicuro mentre imparo a volare da solo.”
E noi adulti possiamo essere quelle braccia forti e invisibili che lo sostengono… anche da lontano.
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✨ Citazione finale
“Lasciar andare non è perdere. È fidarsi.”
— Pedagogia in GioCo
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Scrivimi
Hai un dubbio, una domanda o un piccolo grande problema quotidiano da condividere?
giorgiamaestra@gmail.com
Scrivimi, e insieme proveremo a guardarlo con occhi pedagogici.
Ti aspetto nella prossima uscita di Pedagogia in GioCo.


