mercoledì, 17 Dicembre , 2025
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Stop al Green Deal, l’Europa potrà continuare a produrre auto inquinanti

C’è anche lo stop alla transizione ecologica all’ordine del giorno del Consiglio europeo in corso oggi e domani a Bruxelles. Preceduto da un alt in piena regola del Governo italiano. La proposta è l’abbandono della transizione ecologica, idea da sempre osteggiata dalle lobby del petrolio e dai governi a loro più vicini.

Il Green Deal europeo voleva affrontare direttamente il problema dei veicoli inquinanti, le cui emissioni sono scientificamente riconosciute come cancerogene e responsabili di un numero significativo di tumori in Europa.

Inquinamento e Cancro: Il Legame Scientifico

L’inquinamento atmosferico, in particolare il particolato fine (PM2.5) e gli ossidi di azoto (NOx) emessi dai veicoli a benzina e diesel, è un grave rischio per la salute pubblica.

L’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC) ha classificato i fumi di scarico diesel come agenti cancerogeni di Gruppo 1 per l’uomo, con prove convincenti di un legame con il cancro ai polmoni e, in alcuni studi, con la leucemia.

Si stima che l’esposizione agli inquinanti ambientali sia responsabile di oltre il 10% dei nuovi casi di cancro e circa il 9% dei decessi per cancro in Europa.

L’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) riporta che l’inquinamento atmosferico causa circa il 2% di tutti i decessi per cancro nell’UE, percentuale che sale al 9% per i soli tumori polmonari.

Quindi il Green Deal europeo si era posto l’obiettivo esplicito di proteggere la salute dei cittadini riducendo l’inquinamento e punta a “inquinamento zero” entro il 2050.

Le conseguenze dello stop al green deal 

Non sarà spostando una data – quella del 2035 – o rivedendo i regolamenti per renderli meno ambiziosi che si risolverà alcun problema: né climatico, né occupazionale, né industriale. È esattamente il contrario: ogni passo indietro ci farà perdere tempo e terreno rispetto alle economie che stanno già costruendo il futuro puntando sulle tecnologie pulite.

La cosiddetta “neutralità tecnologica”, tanto sbandierata dal governo Meloni e ora anche dall’esecutivo tedesco, è una formula sempre più vuota. Dietro questo principio si nasconde il tentativo di mantenere artificialmente in vita tecnologie obsolete – motori endotermici, idrocarburi, biofuel – e rendite di posizione che i mercati globali e i processi di innovazione stanno già superando. Dietro quella formula ci sono una politica e un’industria che battono in ritirata, incapaci di fare scelte utili per il clima, per i lavoratori, per i cittadini europei. A farne le spese saranno come al solito la salute dei cittadini e la quella del pianeta.

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Claudio Pelagallo
Claudio Pelagallohttp://www.inliberauscita.it
Giornalista pubblicista, iscritto all'albo Nazionale dal 1991. Ordine Regionale del Lazio. Ha collaborato come corrispondente con diverse testate: Il Messaggero, Il Tempo, Il Corriere dello Sport, La Gazzetta di Parma. Direttore responsabile Inliberauscita

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