Basta discriminazioni, violenze e bullismo. Si approvi al più presto la legge Zan per proteggere i nostri figli

Giace ancora tra i meandri dei cavilli del Senato la legge Zan. In questi giorni molti ne parlano, alcuni purtroppo a sproposito e senza alcuna cognizione di causa guidati dalla più bassa disonestà intellettuale. Ovviamente mi riferisco alla destra, sia quella che è al governo (Lega), sia quella all’opposizione (Fratelli d’Italia). La legge Zan, è una proposta di tutela delle minoranze che istituisce uno specifico reato nei confronti di chi agisce per odio, anche tramite i social, perpetrando discriminazione e violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’ordinamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità. Una legge quindi che istituisce finalmente pene severe nei confronti di chi mette in atto bullismo fisico o psicologico nei confronti di alcune persone purtroppo molto colpite da questo fenomeno. Ed allora perché tanto clamore? Perché la destra più retriva e reazionaria sventola il rischio che questa legge leda il diritto di avere un opinione e sostenerla. È evidente che si tratti di una motivazione proditoria tesa a nascondere semplicemente tesi fasciste per le quali invece certi comportamenti sono da condannare perché contro natura. Ma io mi chiedo piuttosto se non sia invece contro natura che un genitore possa cacciare di casa una figlia o un figlio per il fatto che sia omosessuale. Se non sia disumano che alcuni perpetrino violenze e bullismo nei confronti dei disabili. Se infine non si resti atterriti dal continuo aumento dei casi di aggressione, non solo verbale, nei confronti delle persone lgbt o come successo ultimamente di una coppia che è stata picchiata perché si stava dando un bacio per il solo fatto che fosse delle stesso sesso. Ed allora ben venga una legge che tutelerà i nostri figli indipendentemente da quello vorranno vivere affettivamente o dal fatto di essere lgbt oppure perché più fragili o disabili. Anzi, si faccia presto. Non c’è tempo da perdere quando si tratta di diritti civili.

Roberto Alicandri