[sg_popup id=”106217″ event=”inherit”][/sg_popup]Otto indagati, a vario titolo, per le ipotesi di reato di falso materiale commesso da privato, falso materiale commesso da pubblico ufficiale e tentata truffa aggravata. È questo quanto emerge dalla conclusione delle indagini preliminari portate avanti dalla Procura della Repubblica di Lecce e che toccano anche i territori delle province di Roma – in particolare quelli di Nettuno, Pomezia e Frosinone. Si tratta di persone che, spacciandosi per dipendenti di alcune società e attestando dei rapporti di lavoro fittizi, avevano chiesto e ottenuto dei mutui ipotecari – per un totale complessivo di 890 mila euro circa – da una filiale della Banca Popolare Pugliese di un Comune del salento. Nei guai oltre all’agente E.T.B., 48 anni, di Roma, sono finiti anche i falsi dipendenti: E.B., 48 anni, di Frosinone, sottoscrittore del mutuo ipotecario di 141mila e 805 euro; P.F., 65 anni, di Roma, sottoscrittore del mutuo ipotecario di 71mila euro; M.D.A., 50 anni, di Pomezia, firmatario di un mutuo ipotecario di 197mila; N.F., 32 anni, di Marino (Roma), sottoscrittore del mutuo ipotecario di 144mila euro; G.P., 27 anni, di Alatri (Frosinone), sottoscrittore del mutuo ipotecario di 98mila euro; M.P., 52 anni, di Nettuno (Roma), sottoscrittore del mutuo ipotecario di 145mila euro il quale aveva dichiarato di essere un dipendente del Ministero delle Economie e delle Finanze; C.S., 25 anni, di Roma, sottoscrittore del mutuo ipotecario di 91mila euro.
Gli indagati, stando alle conclusioni riportate nell’avviso di conclusione a forma del pubblico ministero Donatella Palumbo, avrebbero prodotto e consegnato alla Direzione Generale – Funzione Canali Mobili della Banca, documentazione falsa in cui venivano riportati rapporti di lavoro con società e amministrazioni in realtà inesistenti: I dipendenti della Filiale non si sono fatti abbindolare bloccando l’erogazione di mutui pari a 890mila euro (per le provvigioni per l’agente calcolate in percentuale sull’importo dei mutui erogati), effettuando delle apposite verifiche sulle richieste a cascata. E proprio per la somma consistente a tutti gli indagati viene contestata l’aggravante di aver tentato di cagionare alla persona offesa un danno di rilevante entità; al solo agente, invece, l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso di prestazione d’opera.