[sg_popup id=”106217″ event=”inherit”][/sg_popup]Dall’ultima relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia esce un quadro inquietante su Roma e sull’interland metropolitano. L’area della capitale, “sede di importanti infrastrutture, di istituzioni politiche ed amministrative e di numerosissime attività commerciali, costituisce un polo di attrazione per la criminalità organizzata”. Anche per “la disponibilità di imprenditori e pubblici funzionari compiacenti ad aderire a richieste e comportamenti di natura corruttiva”. È un quadro inquietante quello disegnato dal focus dedicato a Roma e al suo hinterland dall’ultima Relazione semestrale della Direzione investigativa antimafia. “Dall’esame delle manifestazioni criminali – scrivono gli analisti della Dia – emerge l’esistenza di una struttura di natura reticolare che tende ad infiltrare i luoghi del potere decisionale ed economico, e nel cui ambito i singoli sodalizi ora stringono alleanze temporanee, funzionali all’ottenimento di obiettivi puntuali, ora possono – ma più di rado – entrare in conflitto.”La strategia camaleontica attuata dai sodalizi mafiosi – avverte la Relazione – ha reso più difficile, nel tempo, comprendere e far emergere il fenomeno, favorendo in tal modo i tentativi di condizionamento delle amministrazioni locali. Oltre alle mafie tradizionali: ‘Ndrangheta, cosa nostra, Camorra “un capitolo a sè è quello della famiglia Casamonica, di origine sinti, ld a cui scalata comincia negli anni ’70 con l’avvicinamento alla Banda della Magliana e al suo “cassiere”. “Nel corso degli anni – scrive la Dia – il sodalizio si è evoluto in un’organizzazione criminale strutturata: i legami di consanguineità e la convergenza degli interessi economico affaristici lo hanno reso estremamente coeso, monolitico e difficilmente penetrabile. Le zone di interesse e influenza comprendono i quartieri di Anagnina, Tuscolana, Romanina, Tor Bella Monaca, la zona dei Castelli, Ciampino, Frascati, fino ad arrivare all’alta Ciociaria e al litorale laziale, nella fascia da Ostia a Nettuno, fino alla città di Latina. Traffico di stupefacenti, usura, estorsione, ricettazione di autoveicoli e truffe i business che hanno consentito al clan di accumulare un ingente patrimonio, poi reinvestito in immobili, edilizia anche abusiva, varie attività commerciali, compresa la ristorazione”.