Grazie ad una commerciante di Nettuno, un cane che era stato smarrito ha ritrovato il suo padrone evitando il canile. La donna trovata la povera cagnolina tremante per la strada, l’ha presa ed ha chiamato la polizia locale di Nettuno. Gli operatori intervenuti dopo alcune ore sul posto, hanno avvertito l’Asl, che ha mandato nel tardo pomeriggio l’accalappiacani, per trasportare lo sfortunato animale al canile di Pomezia, che da contratto prende i cani randagi di molti comuni, tra cui Nettuno. Nel mentre tre croniste locali passate di lì casualmente, visto il cane impaurito per evitare che subisse il trauma del canile, hanno cercato una soluzione trovandi un posto al rifugio “l’Arca di Rita” di Nettuno. Una soluzione però ritenuta inammissibile, dato che l’iter era stato avviato, l’accalappiacani era lì e gli operatori della polizia locale ed il veterinario Asl che ha chiamato più volte, hanno cercato di far portare via l’animale, identificando inoltre alcune delle persone che si erano mosse a compassione dell’animale impaurito e tremante. Il proprietario del cane leggendo il post su fb del ritrovamento, è arrivato ed ha ripreso l’animale con se. Ma il cane a detta dei presenti era privo di microchip e non è chiaro se il proprietario sia stato identificato, al contrario dei presenti, per essere sanzionato. Il quadro normativo della Regione Lazio, prevede che un cane senza microchip deve essere portato comunque al canile veterinario, per essere chippato e visitato. Spetta poi al proprietario provvedere a pagare le spese del trasporto e della chippatura. In questo caso le norme vigenti sono state rispettate? Se da una parte si evitato che il cane fosse rinchiuso dall’altra si é sollevata più di qualche perplessità sulle procedure di affidamento dei randagi ai canili veterinari che nel Lazio inoltre sono sempre gli stessi. Il comune di Nettuno paga oltre 300mila euro l’anno al canile per i randagi del territorio. Un giro di denaro non indifferente, dovuto alla mancanza di canile comunale. Una situazione che sembra però non destare alcuna preoccupazione negli enti preposti. Per concludere tutto si é risolto con un grande spavento per il cane e gli animalisti che hanno dovuto lottare contro una burocrazia ostile, ma con il risultato che il povero animale dopo oltre un mese è tornato a casa.