Domus Aurea: i nuovi sviluppi, l’arresto di Nettuno

IMG_0164E’ la Guardia di Finanza di Nettuno a fornire i dettagli sui nuovi sviluppi nelle indagini dei Finanzieri, che avevano portato alla luce un’associazione per delinquere finalizzata a perpetrare ingenti truffe ai danni dei fornitori e reati fiscali per importi rilevanti, reinvestendo i proventi ottenuti nel settore turistico ed in quello delle costruzioni edili.
Coordinate dalla Procura della Repubblica di Velletri, le Fiamme Gialle avevano appurato l’operatività di un sodalizio criminoso composto da 13 soggetti, i quali avevano creato numerose società fittizie, intestandole a “prestanome”, che sono state interposte nei rapporti commerciali con i fornitori al fine di agevolare le consumazione delle truffe, rese possibili grazie ad assegni non solvibili o cambiali mai onorate e veniva fatta sparire la contabilità al fine di rendere impossibili i controlli.
I proventi milionari dell’attività illecita erano stati reinvestiti dal capo dell’associazione nell’ammodernamento di un lussuoso stabilimento balneare andato distrutto da un incendio, nonché nella costruzione di cinque 5 palazzine residenziali, per un totale di oltre cento unità immobiliari.
Il valore delle sole truffe oggetto di querela da parte dei fornitori era stata quantificata in oltre 530.000 euro, tuttavia mirati accertamenti avevano permesso di riscontrare che le società fittizie avevano creato debiti per diversi milioni di euro ed alcune di queste erano state già dichiarate fallite dal Tribunale di Velletri.
Le società fittizie erano anche servite per l’emissione di fatture false per un importo di oltre 2,4 milioni, consentendo così al gruppo di evadere il Fisco per un importo che supera il mezzo milione di euro.
A novembre del 2015, sulla base degli elementi raccolti dai militari, il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Velletri aveva disposto, nei confronti del capo del sodalizio, un provvedimento restrittivo agli arresti domiciliari, nonché il sequestro preventivo di denaro, titoli di credito, un’autovettura di lusso ed immobili, fra cui di una lussuosa villa con piscina di oltre 400 metri quadrati, fino a concorrenza dell’importo delle imposte evase.
L’imprenditore, Fernando Mancini, era tornato poi in libertà a seguito di un ricorso presentato al “Tribunale del Riesame” ma, nei giorni scorsi, la Suprema Corte di Cassazione ha confermato la misura originariamente adottata dal G.I.P. disponendo nuovamente gli arresti domiciliari, che sono stati eseguiti dagli stessi Finanzieri della Compagnia di Nettuno.