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Anzio. Lunedì 16 giugno al museo Archeologico si parlerà di agromafie e caporalato con la presentazione del libro di Marco Omizzolo: “Il mio nome è Balbir”.

Percorsi di legalità, al Museo archeologico si parla di agromafie e caporalato

Nuovo appuntamento con i “Percorsi di legalità”, lunedì 16 giugno alle 18 al Museo archeologico di Anzio. Si parlerà di agromafie e caporalato con la presentazione del libro di Marco Omizzolo: “Il mio nome è Balbir”.

Insieme all’autore – sociologo e saggista, più volte oggetto di minacce da parte della criminalità a seguito dei suoi lavori – saranno presenti il sindaco di Anzio, Aurelio Lo Fazio, e il segretario della Flai Cgil di Pomezia, Alessandro Vona. L’incontro sarà moderato da Claudio Pelagallo giornalista Rete NoBavaglio 

Nell’Agro Pontino, Balbir ha lavorato in condizioni di schiavitù per una retribuzione che variava tra i 50 e 150 euro al mese.

Almeno sedici ore al giorno, sette giorni alla settimana, 365 giorni all’anno, il tutto moltiplicato per sei anni. A soli ottanta chilometri da Roma, nell’Agro Pontino, Balbir ha lavorato in condizioni di schiavitù per una retribuzione che variava tra i 50 e 150 euro al mese. Per mangiare, rubava il cibo che il padrone italiano gettava alle galline e ai maiali. Un inferno vissuto in un Paese democratico che afferma di essere fondato sul lavoro. Balbir ha però deciso di non rassegnarsi e di ribellarsi, di combattere per la sua e la nostra libertà e dignità, rischiando la vita più volte. Lui è Balbir Singh, un bracciante indiano, e questa è la sua storia.

 

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