KAFKA A TEHERAN, dei registi e sceneggiatori iraniani Ali Asgari e Alireza Khatami, è il film in programma Martedì 16 Gennaio per la Rassegna “INVITO AL CINEMA”, organizzata dal Cinema Astoria Anzio e dal Cineclub “la dolce vita”. Viene proiettato ai consueti orari 16:30, 18:30, 20:30. KAFKA A TEHERAN è un’operazione di resistenza civile iraniana. È la perfetta dimostrazione di come, quando c’è un’idea brillante, un film si possa realizzare con pochissimi mezzi. I due registi, dopo un progetto bloccato per volontà del ministero della Cultura, hanno cominciato a raccontarsi le storie burocratiche più assurde vissute da loro e dai loro amici. Queste storie sono diventate un film girato dopo la morte della giovane Mahsa Amini e le successive manifestazioni di protesta. Il film si apre con un’inquadratura di Teheran, osservata dall’alba al tramonto, per passare ai vari episodi che raccontano il vivere la città nella quotidianità. Si parte con il racconto di un neopadre che vuole registrare il proprio figlio all’anagrafe e a cui viene impedito di mettere il nome di David perché è un nome straniero ad altri episodi grotteschi e quasi comici se non fossero riprese di vita vissuta nel XXI secolo, in un paese dove il potere vuole controllare la popolazione, dove non è possibile un dialogo, dove si esce sconfitti se non si rispettano le regole e ciò che dall’alto è stato decretato. Una ragazzina, in un negozio di vestiti, deve provare controvoglia degli abiti della tradizione che la coprono e che le impediscono di ballare come vorrebbe la musica che sente in cuffia; una donna che cerca di recuperare il proprio cane sequestrato dalla polizia; un regista che deve affrontare un censore del ministero della Cultura che gli chiede di rivedere la sceneggiatura perché non è edificante che un film parli di un figlio che uccide il padre; un’adolescente accusata dalla dirigente scolastica di essere stata vista con un ragazzo in città, l’unica che tramite il ricatto ribalta la situazione a suo favore uscendo dall’incontro/scontro non del tutto sconfitta. Il titolo originale, in farsi, è “Yeh-ye zamini”, che significa “Versetti terrestri”, forse con allusione ai famosi Versetti satanici di Salman Rushdie. Si sorride in questo film ma lo si fa con grande amarezza. I diritti civili in Iran hanno subito una drastica battuta d’arresto, riservando alle donne la condanna più pesante, quella di essere il bersaglio preferito dei fondamentalisti, come il film non manca di rimarcare. La breve durata del film, poco più di settanta minuti, non intacca l’enorme valore politico di denuncia e la potenza del messaggio, una voce che con il suo disappunto intelligente, nei modi e nei tempi ordinati, spinge a lottare ogni giorno contro chi vorrebbe ridurre al silenzio la voce di chi si ribella. KAFKA A TEHERAN è stato presentato alla Sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes 2023.
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