di Eduardo Saturno
Il prezzo del petrolio è crollato, ma quello prezzo di benzina e gasolio si è ridotto solo di pochi spiccioli. Come è possibile? Tale crollo non ha impattato in modo significativo sul prezzo di benzina e gasolio, che si è invece ridotto solo di pochi spiccioli. Una differenza, che ha attirato l’attenzione delle Associazioni dei consumatori. La causa è ascrivibile in parte all’impatto sul costo fisso delle accise ed in altra misura ad un effetto della compartecipazione alle perdite delle grandi compagnie petrolifere, che stanno ponendo in essere tagli ai programmi di investimento per il futuro.
Secondo i dati elaborati dal Ministero dello Sviluppo Economico il prezzo della benzina è sceso del 5,2%, quello del gasolio di circa il 5,8%: il costo della verde è passato da 1,549 euro al litro (febbraio 2020) a 1,477 euro al litro nell’ultima settimana (rilevazione del 23 marzo 2020). La differenza è, quindi, di poco superiore ai 7 centesimi. Lo stesso dicasi del diesel, che nel medesimo lasso di tempo è passato da 1,443 euro al litro a 1,368 euro al litro, con una differenza di 7,5 centesimi.
Il quesito che si pone è come sia possibile una differenza cosi’ marcata tra il calo della materia prima e quello dei carburanti e cosa impedisce la riduzione dei prezzi.
In Italia si sommano diversi fattori. Il primo è dato dal prezzo della materia prima che grava in misura del 21%, il secondo da quello commerciale che impatta per il 9%. Relativamente poco se confrontato alle accise e all’IVA che, invece, hanno un peso del 60%.
Quest’ultima conta in proporzione al prezzo per una data percentuale (22%), mentre le accise sono fisse. La parte residua, pari al 40%, è la quota destinata ai gestori.
Di seguito i prodotti della fervida mente dei politici della nostra penisola in termini di accise.
1,90 lire (0,000981 euro) per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936;
14 lire (0,00723 euro) per il finanziamento della crisi di Suez del 1956;
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il disastro del Vajont del 1963;
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo l’alluvione di Firenze del 1966;
10 lire (0,00516 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Belice del 1968;
99 lire (0,0511 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto del Friuli del 1976;
75 lire (0,0387 euro) per la ricostruzione dopo il terremoto dell’Irpinia del 1980;
205 lire (0,106 euro) per il finanziamento della guerra del Libano del 1983;
22 lire (0,0114 euro) per il finanziamento della missione in Bosnia del 1996;
0,02 euro per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004;
0,005 euro per l’acquisto di autobus ecologici nel 2005;
0,0051 euro per far fronte al terremoto dell’Aquila del 2009;
da 0,0071 a 0,0055 euro per il finanziamento alla cultura nel 2011;
0,04 euro per far fronte all’arrivo di immigrati dopo la crisi libica del 2011;
0,0089 euro per far fronte all’alluvione che ha colpito la Liguria e la Toscana nel novembre 2011;
0,082 euro (0,113 sul diesel) per il decreto “Salva Italia” nel dicembre 2011;
0,02 euro per far fronte ai terremoti dell’Emilia del 2012.
In pratica, al netto di queste percentuali, come evidenziava il Codacons le riduzioni sul prezzo della benzina e sui carburanti in generale dovrebbero essere più consistenti, premesso che ad inizio marzo prospettava ampi ribassi, intorno ai 25 centesimi per la verde e di circa 15 centesimi per il gasolio, in virtu’ della frenata del costo della materia prima.
L’ago della bilancia sono le politiche delle grandi compagnie petrolifere che, tra il blocco dell’economia mondiale e la guerra dei prezzi in corso tra Russia e Arabia Saudita, si ritrovano in difficoltà. E che per compensare il prezzo della materia prima e dei margini ridotti sul costo di produzione, hanno deciso di evitare pesanti perdite tenendo gran parte dei guadagni attraverso la ripartizione dei costi con i consumatori finali.
Le politiche di ripartizione del costo sono quelle che servono a dare spazio a quelle di investimento, notoriamente di lungo periodo e molto più rigide e per le quali sono previsti ingenti tagli. Intanto il Codacons a fronte di tale situazione ha presentato un esposto in diverse Procure della Repubblica per l’avvio di indagini volte ad evidenziare eventuali manovre speculative e di aggiotaggio.