Ieri sera in Consiglio dei Ministri è arrivata la decisione positiva sullo scioglimento per infiltrazioni mafiose dei comuni di Anzio e Nettuno, nonostante il Governo di destra perfettamente in linea con il segno politico delle maggioranze delle due città e nonostante il Ministro degli Interni scelto dallo stesso partito dei due Sindaci.
La commissione d’inchiesta, nominata dopo l’operazione della DDA “Tritone”, che ha portato all’arresto di 65 persone a seguito di intercettazioni che riguardavano anche esponenti politici delle due maggioranze, ha accertato le “forme di ingerenza da parte della criminalità organizzata”.
Evidentemente le carte non stavano a posto come ripetuto in questi mesi, o comunque non è solo una questione di carte. Non era in discussione la correttezza formale dei procedimenti amministrativi in sé, ma la natura delle decisioni da cui dipendevano le due città, a nostro parere già chiara da tempo, indipendentemente dalle conseguenze penali che saranno accertate dalla magistratura.
Purtroppo lo denunciamo insieme a tante e tanti altri da moltissimi anni, e in particolare avevamo sollevato con forza l’inopportunità di andare alle elezioni nel 2018 senza aver fatto chiarezza su alcuni episodi. Non è un caso se le indagini della DDA si concentrano in particolare sulla Primavera del 2018, quando in piena campana elettorale denunciavamo un’opacità di fondo che inquinava un momento democratico tanto importante.
Siamo stati spesso accusati di essere strumentali (e ‘disturbati mentali’!) e di farlo per motivi politici, ma chiunque abbia frequentato la casa comunale, da consigliere o da attivista come noi, e conosce la città, aveva la chiara percezione di quali erano gli interessi che governavano il nostro territorio. D’altronde, i proiettili, le auto incendiate, gli spari, non erano di difficile interpretazione. Anche gli arresti e le indagini (attualmente 4 esponenti della maggioranza risultano sotto indagine per voto di scambio politico-mafioso) confermavano un quadro inquietante, all’interno del quale fare Politica, proporre idee e realizzare progetti, è sempre stato pressoché impossibile.
Siamo in attesa di leggere con attenzione i rilievi della commissione di inchiesta e l’evoluzione del procedimento Tritone, perché abbiamo il diritto e il dovere di conoscere nel dettaglio il quadro politico e amministrativo che ha portato ad un esito tanto importante, ma le responsabilità politiche di fondo sono sempre state estremamente chiare.
Abbiamo davanti almeno 18 mesi di commissariamento. Non sarà un periodo facile per le nostre città: da un lato le crisi sociali, dall’altra le nuove organizzazioni criminali che cercheranno di prendere il posto di quelle appena sgominate. Occorre ricostruire, oltre ad una coalizione politica alternativa, un forte tessuto sociale che sappia produrre gli anticorpi necessari per il futuro.
Insieme a chi in questi anni è stato dalla nostra parte e ha posto un argine contro la criminalità, siamo a lavoro per il nostro futuro.
Alternativa per Anzio