Nuove ombre sulla struttura del Belvedere. Dopo il parere dei Beni Culturali che chiedeva la revoca della determina che autorizzava i lavori, il Comune assume la responsabilità del procedimento.
Era stato inaugurato in pompa magna lo scorso 23 maggio, tra il lusso e le polemiche. A poco più di anno dalla realizzazione dei lavori, i 600 metri quadrati dello stabilimento Belvedere rischiano di essere smontati. Sulla mega struttura costruita un anno fa a Nettuno, in via Gramsci, proprio sul mare a due passi dal porto turistico, scende l’ombra del parere della Soprintendenza per i Beni Architettonici e paesaggistici del Lazio, che dopo una serie di sopralluoghi presso la struttura ha chiesto che venga revocata la determina con la quale il Comune di Nettuno ha autorizzato la realizzazione dello stabilimento. La palla è passata adesso all’amministrazione, che con determina del dirigente dell’Area Urbanistica Vincenzo Diana ha assunto la responsabilità del procedimento per la riapertura dei termini di riesame della pratica edilizia. Il permesso di costruire – per riqualificare e rinnovare lo stabilimento Belvedere – era stato rilasciato il 30 gennaio 2013 alla società Turistico Marinara, a seguito di autorizzazione paesaggistica dall’ormai ex dirigente Capocaccia. Non tutto è andato liscio, però. L’ufficio Circondariale della Guardia Costiera di Anzio ha acquisito la pratica e la Soprintendenza ha avviato una serie di accertamenti, fino ad arrivare alla nota del Ministero dei Beni Culturali con oggetto la revoca della determina comunale 4/2013 e il ripristino dello stato dei luoghi. Non è finita qui. A gennaio 2014 si tiene un incontro tra il personale della Soprintendenza Lazio e l’amministrazione, in occasione del quale il Comune si impegna a verificare e approfondire gli aspetti legati alla vicenda, e le motivazioni che hanno spinto il Ministero a chiedere la revoca, e di conseguenza, annullare o meno il permesso a costruire. I termini del riesame della pratica sono stati aperti. Sul caso dello stabilimento Belvedere, 600 metri quadrati di cemento tirati su in pochi giorni in faccia al mare, le acque si sono dimostrare agitate da subito, da quando un anno fa un incendio doloso mandò a pezzi il chiosco della vecchia struttura. Dal Comune non tardò ad arrivare l’autorizzazione a ripristinare l’area, ma non tardarono neanche gli esposti e le polemiche per l’impatto ambientale ed estetico di quello che è stato definito, da più parti, un ecomostro. I castelli di sabbia, per adesso, sono solo un ricordo.
La determina pubblicata il 14/03/2014 sull’albo pretorio del comune di Nettuno: