Porto, l’idea di un consorzio d’imprese. E il Comune tace

[Fonte http://giovannidelgiaccio.wordpress.com/] 

Un consorzio di imprese per realizzare il nuovo porto di Anzio. E’ qualcosa più di una voce quella che circola in ambienti romani, dove alcune aziende sono state contattate per entrare nell’investimento. A fare la proposta, secondo quello che emerge, è il rappresentante di uno studio legale per conto di Marinedi, la società che detiene dal dicembre scorso il 39% delle quote della Capo d’Anzio, al 61% del Comune. Un 39% che fino a qualche mese prima era stato di Mare 2 spa, sempre facente capo a Renato Marconi.

Com’è noto l’idea di “Marina di Anzio” – confermata dal sindaco in consiglio comunale – è quella di realizzare solo il bacino interno, anzi una parte di esso. Marinedi, del resto, punta alla “rete dei porti del Mediterraneo” e ha sempre ritenuto Anzio strategico. Il bello – si fa per dire… – è che in questo momento nessuno dal Comune sembra preoccuparsi di una serie di passaggi formali che volente o nolente con la Regione Lazio vanno fatti. Rispetto all’accordo di programma e alla concessione, per esempio….

Né qualcuno dice ancora, ufficialmente, che fine farà l’atto d’obbligo tra Comune e Capo d’Anzio… Inutile chiedere, finora, i conti della società. Con interrogazioni mirate che saranno presentate lunedì in consiglio comunale lo farà il Pd. Lo stesso partito chiederà una commissione speciale sul porto,  ammesso che finalmente in Comune – dove sull’argomento continuano a tacere – si rendano conto di essere finiti in un vicolo cieco.

Perché mentre il sindaco prova a rassicurare tutti, è ormai chiaro che a decidere cosa fare e quando nella Capo d’Anzio è il socio privato. Con quale progetto, quale piano finanziario, quale crono programma, che tipo di autorizzazioni da parte della Regione Lazio che resta pur sempre la proprietaria del porto, quali garanzie per la città nessuno lo dice. Socio privato che doveva essere cacciato da un pezzo se il sindaco avesse dato seguito all’ordine del giorno per riprendersi le quote a causa del mancato rispetto dei patti parasociali ovvero del mancato finanziamento dell’opera un anno dopo la concessione.

Torna la parafrasi della stupenda canzone citata ieri, sperando sempre nella clemenza di Lucio Battisti: tu chiamala se vuoi, trasparenza…

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