Dati e percentuali di spesa sui Servizi Sociali. A fornirli è l’assessore Roberta Cafà che torna sul caso della famiglia con sei figli dati in affidamento e affrontato durante la trasmissione televisiva “Presa Diretta”. “Il comune di Anzio – dice – spende in media ogni anno € 750.000,00 per il pagamento delle rette di minori collocati in strutture protette su disposizione del Tribunale dei Minorenni. Nel 2013 la spesa sostenuta è stata di € 880.000,00 ed i minori in carico erano 39; già nel 2014 la spesa è diminuita arrivando ad € 780.000,00 così come sono diminuiti i minori in strutture protette che al 31 dicembre 2014 erano 27. Confermo tutti i dati – sicuramente allarmanti ma che non giustificano la semplicistica equazione – emersa nel corso della puntata di Presa diretta di domenica 26 gennaio che si tolgono i figli alle famiglie povere. Rispetto a quanto emerso durante la trasmissione. Mi spiace, ma la versione fornita rispetto all’operato del servizio sociale del Comune di Anzio è parziale ed induce a pensare che si spendano male i soldi pubblici e che gli assistenti sociali lavorino solo “per togliere figli alle famiglie povere”. Nei casi di minori affidati alle strutture protette è bene anzitutto far sapere che si applicano le procedure di legge e che il collocamento in casa famiglia è l’ultimo doloroso atto di un percorso di interventi da parte di tutti i servizi (sociali ma anche sanitari come il consultorio o il servizio di Neuropsichiatria infantile) che non hanno prodotto i risultati sperati. Queste informazioni sono state ampiamente fornite sia dal Sindaco sia dalla dottoressa Napoleoni nel corso delle interviste con il giornalista di Presa Diretta, che evidentemente però per impostazione del suo format ha preferito non tenerne conto. Il servizio sociale del Comune di Anzio – continua l’assessore – opera seguendo normative e direttive dettate a livello nazionale e non può sottrarsi alle disposizioni dell’Autorità giudiziaria. Senza entrare nello specifico del caso, a salvaguardia dell’immagine del servizio sociale ma soprattutto di tutela dei minori coinvolti – si ribadisce che il quadro dipinto dal servizio televisivo è parziale e poco rispettoso del lavoro quotidiano che gli operatori sociali svolgono per tutelare i diritti dei più piccoli. Per deontologia professionale e tutela dei minori non potevano essere fornite al giornalista le informazioni in possesso del servizio sociale sul caso esposto dalla signora. Il servizio sociale ha in carico circa 300 casi l’anno, molti dei quali complessi con nuclei familiari numerosi e con storie di degrado non solo economico radicati da generazioni. Le assistenti sociali e gli psicologi lavorano con risorse limitate in un contesto sociale ed economico generale che negli ultimi 5 anni è costantemente peggiorato. Il servizio televisivo ha evidenziato solo gli aspetti negativi omettendo che esistono casi anche recenti nei quali i minori che erano in casa famiglia sono tornati dai genitori perché è stato proposto un progetto che la famiglia ha accettato e rispetto al quale ha risposto positivamente. Il servizio sociale – conclude l’assessore – continuerà a lavorare con professionalità nel rispetto delle disposizioni del Tribunale per i Minorenni, senza farsi coinvolgere dall’ondata di “indignazione” che l’opinione pubblica non ha esitato a manifestare ….avendo purtroppo – e lo ribadisco con amarezza – informazioni parziali e distorte sul caso specifico”.