“Ho sognato di diventare tanto bella da far voltare le persone che mi vedevano passare …”. Questo sogno di Marylin Monroe appartiene un po’ a tutti noi e il piacersi risulta essere fondamentale per la nostra autostima, motivo per il quale curare il proprio aspetto rientra, nel mio libro, in quell’allenamento costante e quotidiano per poter star bene con sé stessi. Attenzione però a non esagerare, l’eccessiva preoccupazione per i difetti e per le imperfezioni del proprio corpo può diventare una vera e proprio ossessione, che costringe la persona a mettere in atto comportamenti ripetitivi che vanno ad occupare gran parte della giornata: il guardarsi allo specchio costantemente, l’esagerata cura delle imperfezioni percepite, attraverso l’uso di cosmetici, prodotti di bellezza e camuffamenti vari, il confrontare il proprio corpo con quello dell’altro e la continua necessità di avere da altri rassicurazioni sul come appaiono questi difetti. Tutto questo limita il normale svolgimento della vita e causa uno stato di ansia significativo, che può sfociare in quel disturbo che nel Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) viene definito come “Dismorfismo corporeo”. Le persone alla quale viene diagnosticato hanno un corpo normale, ma percepiscono in maniera esagerata le proprie imperfezioni; il rischio di “non piacersi” potrebbe essere quello di mettere in atto azioni trasformative tali da cambiare irrimediabilmente il proprio aspetto, non ottenendo comunque quella perfezione tanto ricercata. Solo l’accettazione di sé e l’amor proprio risultano essere quel mix perfetto, per una bellezza estetica da renderci uomini e donne meravigliosi.
Dott.ssa Pina Li Petri