Nettunense, protesta contro le schiave del sesso. “Non lasciate qui i vostri preservativi”.

di Eduardo Saturno

“Nel 1892 Victor Hugo scrisse nei “Miserabili” che la schiavitù sarebbe scomparsa grazie alla civilizzazione. Ma non è così. Alcune donne sono ancora schiave e questa schiavitù si chiama prostituzione” La via Nettunense che attraversa il territorio del Comune di Anzio è la prova evidente di ciò. Una volta inghiottita dal buio, infatti, questa importante arteria stradale si trasforma in un indegno palcoscenico sul quale si esibiscono più o meno abbigliate decine di donne che vendono le loro prestazioni sessuali agli automobilisti di passaggio.
In particolare dalle 21,00 sino alle prime luci dell’alba lucciole e clienti si appartano all’interno delle strade adiacenti (via Duca degli Abruzzi, per esempio) dove viene esercitato il mestiere più antico del mondo. I profilattici usati lasciati davanti alle civili abitazioni sono la squallida evidenza dello sconcio che i cittadini e spesso anche i minori sono stufi di osservare e subire quotidianamente. Non appaiono di secondaria importanza gli impatti negativi sulla sicurezza della viabilità messa a repentaglio dai veicoli fermi sul bordo strada, su quella dei residenti nelle aree prospicienti e sui fattori igienico ambientali.
Lungi dal facile moralismo riteniamo che questo scempio debba essere rimosso e che le Autorità preposte, ognuna per le proprie competenze, si facciano carico di adottare iniziative volte ad estirpare in modo radicale il problema. In questo caso basterebbe applicare quanto disposto dal decreto 20 febbraio 2017 n.14 (G.U. n. 42 del 20 febbraio 2017) che tra l’altro, in materia di sicurezza integrata recita: “le ordinanze contingibili e urgenti che il Sindaco può adottare sono dirette a prevenire e contrastare le situazioni che favoriscono l’insorgere di fenomeni criminosi o di illegalità, quali lo spaccio di stupefacenti, lo sfruttamento della prostituzione, l’accattonaggio con impiego di minori e disabili, o fenomeni di abusivismo, quale l’illecita occupazione di spazi pubblici, o di violenza, anche legati all’abuso di alcool o all’uso di sostanze stupefacenti”.
Se in Italia il meretricio è legale, lo sfruttamento non lo è. Il business delle prostitute «fattura» ogni anno 90 milioni di euro. Ogni ragazza che finisce sul marciapiede (circa 18 mila in Italia per 9 milioni di clienti) rende al suo sfruttatore dai 5 ai 7 mila euro al mese.
Gli strumenti sembrerebbero quindi esistenti. Sta al senso di responsabilità e giustizia che riconosciamo nelle Istituzioni e nel loro operato porre in pratica quanto il legislatore ha emanato, ovvero promuovere la legalità ed il contrasto dei comportamenti che turbano il libero utilizzo degli spazi pubblici, e la promozione del rispetto del decoro urbano.