Ministro Padoan: mandi a casa Moretti. E ripubblicizzi le Ferrovie

«Datemi 3 miliardi per i treni dei pendolari». La richiesta è di Mauro Moretti, amministratore delegato di Fs, secondo cui il vero problema del trasporto pubblico locale ferroviario sono le risorse. Ma di diminuirsi lo stipendio neanche a parlarne! La corte dei conti apre un’inchiesta sugli stipendi dei manager
Disagi sui treni pendolari

di Claudio Pelagallo

Il top manager, che ha uno stipendio di 873mila euro l’anno, e che si è ribellato alla proposta di una riduzione dello stipendio per i manager pubblici, ora batte cassa«C’è un problema di fondi disponibili, non si può continuare a dire che bisogna fare quello che la gente desidera senza risorse adeguate». Come se non bastasse annuncia anche che le regioni non possono pagare in ritardo, aggiungendo che altrimenti il gruppo potrebbe decidere di lasciare il servizio di trasporto regionale ad altri. Cioè potrebbero tenersi la polpa dell’alta velocità più redditizia e abbandonare le rogne dei più costosi treni pendolari. «Non si può continuare a fare servizi – ha detto Moretti – se ci sono clienti che pensano di pagarci dopo due anni, due anni e mezzo. Se è così potremmo lasciare i servizi ad altri». E così dopo il diktat sul suo stipendio Moretti detta ora le condizioni per restare. Dichiarazione sicuramente ad effetto peccato che Ferrovie dello Stato ha recentemente approvato un piano quadriennale dove quelle risorse reclamate oggi ci sono tutte. Sulla questione interviene Sinistra Ecologia Libertà con un’ interrogazione al ministro delle Economie e delle Finanze primo firmatario Sergio Boccadutri, assieme ad altri cinque parlamentari di Sel,  in cui si stigmatizzano i finanziamenti che FS ha ricevuto e riceverà dallo Stato per i prossimi quattro anni e chiede le dimissioni dell’amministratore delegato. “Ferrovie dello Stato s.p.a ha recentemente approvato un nuovo piano quadriennale – si legge nell’interrogazione di Sel – dove alla voce investimenti sono previsti 24 miliardi di euro nell’intero periodo di riferimento, di cui 15,5 miliardi di euro a carico dello Stato, ovvero 4 miliardi l’anno, importo lievemente superiore agli anni precedenti; mentre quelli autofinanziati da Ferrovie dello Stato stessa sono pari a 8,5 miliardi di euro in tutto, ovvero 2 miliardi di euro l’anno; un recente studio dell’Università Bicocca (Ugo Arrigo e Giacomo di Foggia «Gli aiuti di Stato al settore ferroviario nell’Unione Europea».  I trasferimenti unitari a Ferrovie dello Stato sono tra i più alti d’Europa; in particolare, uno studio dell’Università Bicocca evidenzia che da quando Ferrovie dello Stato è diventata società per azioni (1992-2012), in 21 anni, la spesa pubblica ferroviaria in Italia è stata di 207,7 miliardi di euro senza contare la rivalutazione monetaria, di cui 85 miliardi di euro di spesa corrente». Inoltre «L’aspetto primo centrale, è che lo Stato per gli investimenti che finanzia a totale fondo perduto, non sembrerebbe richiedere alle società adeguate verifiche ex ante ed ex post, ovvero nessuna contabilità sociale o industriale, come se tale situazione non fosse rilevante in una condizione generale di scarsità di risorse per gli interventi pubblici in economia e, in particolare, per sostenere adeguatamente e stabilmente il trasporto pubblico locale; alla luce di quanto precede appare agli interroganti di eccezionale gravità quanto dichiarato recentemente dall’ingegner Moretti, come anche il suo intento di strumentalizzare gli utili conseguiti da Ferrovie dello Stato in questi ultimi anni senza dire una parola sulla mole di risorse pubbliche introitate da Ferrovie dello Stato nei decenni scorsi: risorse che in altri Paesi europei avrebbero consentito la costruzione di reti ferroviarie di gran lunga più estese ed efficienti di quella italiana, stando alle analisi contenute nel citato studio dell’Università Bicocca». Sel chiede quindi al ministro se «alla luce di quanto descritto dalla presente interrogazione, non intenda assumere le opportune iniziative di competenza tese a far cessare gli incarichi attualmente conferiti all’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato s.p.a. ingegner Mauro Moretti, previa quantificazione della relativa liquidazione, nonché ad avviare un ragionamento complessivo volto alla ripubblicizzazione di Ferrovie dello Stato S.p.a.» I treni pendolari sono uno dei nodi dolenti della mobilità in Italia. Di questo tema si occupa da tempo Legambiente che ogni anno sforna un rapporto, Pendolaria, sullo stato dell’arte di questi treni. E il quadro che ne emerge è tutt’altro che positivo: ritardi, sporcizia, assenza di informazioni, scarsa sicurezza. Sono 2,9 milioni i pendolari che ogni giorno sono costretti a spostarsi per ragioni di lavoro o di studio e sono costretti a farlo in condizioni indecenti. A Moretti che minaccia di abbandonare le linee ferroviarie locali perché le Regioni non riescono a pagare, chiediamo: ma ai pendolari che pagano il biglietto per treni in quelle condizioni chi li rimborsa? chi li ripaga degli enormi disagi, ore perse di lavoro e appuntamenti mancati, che ogni giorno sono costretti a subire?. Ma Moretti, forte dei bilanci di FS controbatte “Ogni euro risparmiato da FS va a vantaggio dei contribuenti che hanno tutto l’interesse che il gruppo sia gestito nel migliore dei modi: se ci sono alternative alla guida si facciano pure avanti. Da quando ricopro questo ruolo ho ricevuto solo riduzioni di stipendio, il nostro è il lavoro più duro che si possa pensare in Italia e nel mondo”. E sì, gli italiani si mettano una mano sulla coscienza, a tanto lavoro deve corrispondere uno stipendio adeguato.

Intanto la Corte dei Conti del Lazio avrebbe aperto tre fascicoli per fare luce sugli stipendi di circa 20 manager pubblici, superiori ai 300mila euro. Lo riferisce il Tg de La7. Nel mirino dei due Pm, riferisce il Tg, gli stipendi, tra gli altri, dell’ad dell’Enel Fulvio Conti, dell’ad e del presidente di Poste Massimo Sarmi e Giovanni Ialongo, del presidente di Anas Pietro Ciucci, dell’ad di Cdp Giovanni Gorno Tempini, dell’amministratore unico di Enav Massimo Garbini e dell’ad di Ferrovie dello Stato, Mauro Moretti. I tre fascicoli, ha riferito ancora il Tg, sono stati aperti negli ultimi due mesi e mezzo e su di essi lavora anche la Guardia di Finanza. In ogni caso, lo stesso Tg ricorda che le aziende quotate in Borsa godono di un regime particolare dal punto di vista dei compensi, che non sono soggetti a tetti.