Maggio. Mese delle rose, di matrimoni e prime comunioni, mese dedicato alla Madonna per i credenti. E se la Madonna onorata è quella delle Grazie, gelosamente custodita dai Nettunesi nel santuario di Santa Maria Goretti e Nostra Signora delle Grazie, sarà facile comprendere come per tutti i Nettunesi ‘doc’ maggio sia il mese in cui la popolazione omaggia e festeggia la sua protettrice.
Imperdibile l’appuntamento per ogni Nettunese che voglia essere considerato tale con la solenne processione che accompagna la statua quattrocentesca, rocambolescamente approdata dal mare in tempesta sulle coste locali e mai più riuscita a salpare, dal santuario sua abituale dimora alla Collegiata dei Santi Giovanni Battista ed Evangelista il primo sabato del mese dove farà ritorno con la solenne processione della seconda domenica del mese.
Una lunghissima serpentina di confraternite, parrocchie, bambini che hanno appena ricevuto la prima comunione, piccoli ‘angioloni’ con abiti che si tramandano grazie alla collaborazione di alcuni istituti di suore da quando chi scrive non era ancora nata, delegazioni di amministrazioni vicine, autorità civili, militari, rappresentanti del Comune, banda musicale del paese, priore e, ovviamente, fedeli.
L’elenco non ha la pretesa di essere esaustivo e non me ne voglia chi non è stato citato, perché quello di cui vogliamo raccontarvi oggi è la tradizione delle priore, ragazze che indossano, dopo una rigorosa e ambitissima selezione che parte quasi sei mesi prima della data della processione, il costume tradizionale delle antiche donne aristocratiche nettunesi preferibilmente nubili.
Il cerimoniale vuole che le aspiranti presentino una richiesta; i nomi delle ragazze, inserite in un ampolla, vengono poi pubblicamente sorteggiati. Ristretto il cerchio delle candidate, le ragazze rimanenti vengono estratte di nuovo per ordine di altezza: le capofila sono quelle di statura più minuta, quelle che seguono devono arrivare sino a un metro e settanta e le tre centrali, le priore più importanti che sfilano immediatamente davanti alla statua della Madonna delle Grazie, devono essere tra un metro e settanta e un metro e settantadue. Si estraggono prima le due assistenti che sfileranno lateralmente e poi la ‘priora capo’ che occuperà il centro della corsia.
E’ considerato un grande onore essere tra le priore scelte tra le molte aspiranti e la ‘capo priora’ è considerata così rappresentativa del paese che è ormai tradizione che la banda la scorti dall’uscita da casa, dove si è tenuto un rinfresco per festeggiare l’ambito ruolo, sino all’uscita della solenne processione. Quest’anno le priore assistenti sono Maria Feltrin e Roberta Sepe e la ‘capo priora’ selezionata è Alessandra Berto.
Queste ragazze già dalle prime luci dell’alba intrecciano i capelli con nastri nei colori tradizionali, rosso per le nubili, ‘paonazzo’ per le vedove e verde per le zitelle, gli stessi che ornano il corpetto che è parte imprescindibile dell’abito, in elaborati chignon che andranno coperti dal tovagliolo di lino a più colori rigido che copre il capo in sostituzione dell’antico turbante.
L’abito è molto elaborato, di un rosso scarlatto molto intenso con una veste senza maniche, la ‘guarnaccia’, stretta in vita con una lunga gonna piena di pieghe sciolte, indossata su una camicia bianca ornata di pizzo dal collo sino al punto della scollatura dove si unisce alla guarnaccia. Questa rimane aperta sul petto e si orna con un drappo di lino bianco con trine a più file il cui numero distingue le maritate dalle nubili. Al di sopra il ‘corsaletto’ anch’esso aperto sul petto, con maniche, nello stesso rosso acceso della veste, decorato con nastri e trine d’oro e d’argento e talora nastri nei colori di quelli intrecciati nei capelli.
Ai piedi pianelle di panno rosso o scarpe color argento. E come novelle madonne ottocentesche una cascata di gioielli, principalmente perle, abbellisce ancora di più la minuziosa ricostruzione del costume d’epoca che è un vanto per la cittadina. Le ragazze così sontuosamente abbigliate vengono ritratte in vari scatti che supporteranno per tutto l’anno diverse attività promozionali della città e saranno spesso chiamate, particolarmente la ‘capo priora’, a presenziare in occasioni ufficiali insieme alle autorità cittadine.
Anche questo è un modo per la città di mostrare la grande devozione che i cittadini di Nettuno provano per la Madonna delle Grazie e per rinnovare una tradizione ormai secolare e molto cara alla popolazione.
Non resta quindi che seguire la processione di ritorno che si terrà proprio stasera, al termine di un lungo pellegrinaggio che già dalle prime ore del pomeriggio ha visto la preziosa statua rientrare nel santuario di San Giovanni dopo essere stato onorata nella Parrocchia di SS. Pio e Antonio di Anzio prima, in memoria del rientro della statua da Roma dopo la guerra, e nella Parrocchia di Santa Barbara V. M. di Nettuno nella serata.
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