La nota della Asl che disponeva la chiusura della struttura di via Portofino già a dicembre 2013. L’attività è proseguita indisturbata fino a giugno
“Si chiede di disporre la sospensione dell’attività sino al ripristino delle adeguate condizioni di approvvigionamento idrico ed allontanamento reflui, a tutela della salute pubblica”. E’ il 24 dicembre 2013, quando la Asl scrive al sindaco di Anzio e al dirigente dell’Area Attività produttive del Comune dopo il sopralluogo effettuato poche settimane prima, il 3 dicembre, presso l’albergo Succi di Anzio, a via Portofino. Nel corso dell’ispezione emerge che esiste un contenzioso con Acqualatina, che aveva interdetto l’erogazione idrica presso la struttura impedendone anche lo smaltimento dei reflui. Al responsabile della società Fefra srl che gestisce l’hotel la Asl chiede per prima cosa di trasmettere la documentazione che attesti le modalità di approvvigionamento ma risulta pervenuto, come si legge nella nota del Dipartimento prevenzione e igiene, “unicamente un formulario rifiuti relativo allo svuotamento dei fanghi e non viene acquisita alcuna certificazione relativa alla qualità dell’acqua erogata dalla struttura”. Il sistema di smaltimento reflui non è ritenuto “congruo” rispetto alla struttura ricettiva. La Asl chiede, di conseguenza, di disporre la sospensione dell’attività. Nulla di tutto ciò accade. L’hotel resta aperto circa altri sei mesi e tutto procede liscio fino al 4 giugno, data del secondo sopralluogo presso l’hotel Succi, da parte di Carabinieri e Asl. Al momento del sopralluogo, “in presenza di Giorgio Succi, preposto della società Fefra srl che gestisce il complesso e di Italo Colarieti, dirigente Braco srl Case di Riposo Riunite con sede a via Portofino”, la struttura alberghiera risulta in piena attività e al suo interno opera anche una casa di riposo. In un’ala della struttura, si legge nella nota della Asl Rm H del 4 giugno, risultano ospitate 8 persone, 5 delle quali ultraottantenni, “non tutte autonomamente deambulanti ed assistite da personale della Braco srl. Tale anziane erano alloggiate in stanze apparse in buone condizioni igieniche. Complessivamente, tuttavia, la struttura alberghiera non è risultata in condizioni igieniche generali, manutentive e di sicurezza soddisfacenti”. La maggior parte delle stanze, contesta la Asl, è in condizioni igieniche e di manutenzione “precarie”, soprattutto quelle nell’ala della struttura adibita ad attività di ristorazione. “Analoghe condizioni si riscontravano nel locale cucina, risultato interessato da lavori di ristrutturazione edilizia condotti senza adeguata compartimentazione dei locali”. Non adeguate risultano anche le barriere architettoniche, gli estintori antincendio e la documentazione attestante le congrue modalità di approvvigionamento idrico e di smaltimento reflui. “Si precisa che per tali motivi era già stato richiesto al sindaco di disporre la sospensione dell’attività – si sottolinea nella nota della Asl – in data 24 dicembre 2013. Si segnala infine che all’interno della struttura viene condotta un’attività di assistenza agli anziani riconducibile alla casa alloggio per anziani Villa Aurora – servizio nonno sitter, che si configura come attività socio assistenziale svolta in carenza di requisiti e in assenza di specifici atti autorizzativi comunali. Pertanto, si chiede di disporre la chiusura della struttura e la sospensione di ogni attività condotta al suo interno”. Soltanto dopo il secondo sopralluogo e altri sei mesi di attività indisturbata, il sindaco Luciano Bruschini si decide ad emettere l’ordinanza di chiusura per l’hotel, che arriva il 9 giugno. Ma non andava fatta a dicembre?